Coronavirus Ravenna, l'allarme dei medici: "Rischiamo l'arancione"

Ravenna

RAVENNA. L’emergenza pandemica è stata al centro di una riunione che si è tenuta ieri pomeriggio in Prefettura. La seconda ondata di Covid-19 sta investendo in pieno anche Ravenna e negli ultimi giorni i casi hanno subito un’ulteriore impennata toccando, giovedì scorso, il numero record di 225. Chiediamo al presidente dell’Ordine dei medici di Ravenna, Stefano Falcinelli, un aggiornamento della situazione.

Dottore, quanto è seria la situazione sul nostro territorio?
«Purtroppo i nostri numeri stanno crescendo, abbiamo diverse realtà preoccupanti. Mi riferisco in particolare ad alcune scuole e case di riposo. Siamo per ora in zona gialla e non presentiamo criticità vissute in altre realtà, ma se i numeri continuano a crescere il rischio concreto è di finire in zona arancione. Per evitare questo scenario, dobbiamo impegnarci tutti per ridurre la curva delle positività».

Quali armi abbiamo a disposizione per invertire la corsa verso restrizioni più severe?
«A costo di essere monotono, ripeto che il rispetto del distanziamento, l’uso della mascherina e un’igiene accurata delle mani sono fondamentali per sconfiggere il virus. La responsabilità è collettiva e tutti dobbiamo tenere comportamenti corretti. Evitiamo i contatti che non sono assolutamente indispensabili. Le restrizioni entrate in vigore oggi sono di aiuto, perché limitano gli spostamenti e possono essere un ulteriore incentivo a tenere comportamenti corretti».

Quali sono gli elementi che possono avere determinato a livello locale un simile aumento dei casi in poche settimane?
«La forza della seconda ondata ha sorpreso anche me. Pubblicazioni scientifiche insistono sul fatto che in circolazione ci possa essere una variante più contagiosa del virus. In più, se nelle scorse settimane ci sono stati eventi aggregativi sul territorio, di sicuro possono avere favorito la diffusione del covid-19».

Tra gli elementi di preoccupazione vi sono le scuole, quali sono le problematiche?
«Il problema non è tanto nelle aule, dove sono stati adottati rigidi protocolli. Il principale fattore di criticità è probabilmente come i ragazzi arrivano a scuola. La vicinanza e il contatto durante i trasporti possono essere fattori determinanti per la trasmissione del virus. A malincuore devo dire che la ripresa della didattica a distanza delle superiori può essere una svolta nell’interruzione della catena di contagio tra gli studenti più grandi».

Altro tema è il ruolo dei medici di famiglia e pediatri. Come si affronta una simile emergenza?
«Purtroppo il sistema è in affanno, sia negli ospedali che nei presidi sul territorio. I medici di famiglia sono in difficoltà per motivi clinici, con un numero crescente di pazienti che necessitano di assistenza e accertamenti per sintomi associabili al Covid, ma anche per una mole di lavoro di natura burocratica, determinata da richieste di tamponi, sierologici e certificati di malattia. Dobbiamo inoltre affrontare il grande tema della sicurezza. Lavoriamo solo su appuntamento e diciamo ai pazienti di recarsi in ambulatorio solo nei casi di effettiva necessità».

La novità dei tamponi rapidi affidata ai medici di famiglia è percorribile?
«Innanzitutto chiariamo che i tamponi antigenici non sono uno strumento diagnostico; servono a tracciare i contatti o a determinare la fine della quarantena. Non servono per i pazienti con sintomi, per i quali è richiesto un tampone per stabilire un’eventuale positività. La disponibilità dei medici di famiglia per partecipare a questo progetto penso ci possa essere, ma il problema è che non è praticabile nella quasi totalità dei nostri studi. Sono test che prevedono un contatto molto stretto con il paziente e ciò implica una serie di accorgimenti per evitare i contagi e tenere gli ambienti controllati. Quindi si sta ragionando, prima a livello regionale poi locale, per trovare degli spazi adeguati a poter fare i tamponi antigenici. I medici di famiglia non si sottraggono al loro ruolo e a dare il loro contributo. Ma fisicamente i test potrebbero essere effettuati in spazi alternativi. Tra l’altro a Ravenna disponiamo di uno dei drive-through più attrezzati di Italia che potrebbe essere utilizzato anche per questa seconda funzione».

Altro argomento di assoluta attualità è rappresentato dai vaccini antinfluenzali. A che punto è la campagna vaccinale?
«Quest’anno la campagna è iniziata in anticipo rispetto agli altri anni, a metà ottobre, ed è stata ampliata la platea degli aventi diritto, inserendo anche gli over 60 (l’anno scorso era per over 65 ndr). Il problema è che al momento abbiamo praticamente finito le dosi, per cui ci sono delle domande di vaccinazione cui non riusciamo a fare fronte. Non tutto, però, è perduto visto che l’Ausl ci ha promesso di recuperare altre dosi che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. Siamo ancora in tempo per effettuare ulteriori vaccinazioni».

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