Ha patteggiato 8 mesi di reclusione R.B., la 53enne di Cesenatico che il 5 settembre dell’anno scorso, aprendo incautamente lo sportello della propria auto colpì la bici di un turista comasco, Stefano Briccola, 78enne di Lurate Caccivio, morto poche ore dopo la caduta.
Il Gup del Tribunale di Forlì, Ilaria Rosati, ha concesso la sospensione condizionale della pena, comminando la pena accessoria della sospensione della patente di guida per 3 mesi.
“Stefano Briccola era in vacanza a Cesenatico, come da anni amava fare nel periodo tra fine agosto e inizio settembre – spiega Michele De Bona, responsabile di Giesse Modena, il gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali che ha assistito i familiari – Poco dopo le 18 stava rientrando in bici dalla spiaggia, lungo viale Carducci, quando all’improvviso da una delle auto parcheggiate a bordo strada l’automobilista, aprendo incautamente la portiera, lo ha fatto cadere a terra”.
Il 78enne ha sbattuto violentemente la testa sull’asfalto, perdendo in pochi minuti conoscenza. Trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena, dopo le prime cure salva vita è stato ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione, ma privo di attività cerebrale. Da qui, a meno di 48 ore dall’incidente, la decisione di sottoporlo ad espianto d’organi.
“L’automobilista, atteso l’arrivo del 118, si era poi allontanata, così al loro arrivo sul posto i carabinieri sono dovuti partire dal nome dell’hotel sulla bici – continua De Bona – identificando dapprima chi fosse la persona soccorsa e risalendo poi, poche ore più tardi, grazie alle immagini della videosorveglianza, anche alla targa dell’auto investitrice”.
Raggiunta la sede dell’attività a cui risultava intestata la vettura i militari dell’Arma hanno trovato rapidamente conferma visionando la portiera lato guidatore di una Peugeot 3008, che riportava segni chiaramente compatibili con l’urto contro la bici. “I nostri periti, così come quello nominato dal PM per la ricostruzione dell’incidente, hanno stabilito che dall’istante in cui ha iniziato ad aprirsi la portiera fino a quello dell’urto sono trascorsi 0,7 secondi, un tempo nettamente inferiore a quello psico-tecnico di reazione – conclude De Bona di Giesse - per il povero Stefano, dunque, non c’era nessuna possibilità di deviare per evitare lo scontro mentre, al contrario, all’automobilista sarebbe bastato guardare lo specchietto prima di aprire lo sportello, come obbliga peraltro il codice della strada, per evitare questo tragico incidente”.