Romagna a rischio gelate notturne: "Farà freddo almeno fino al 12 aprile"

Cesena

Martedì notte la nuvolosità ha evitato il rischio gelate sui campi, mentre il rischio di andare sotto zero è concreto per questa notte.

Saranno giorni e soprattutto notti di passione per gli agricoltori romagnoli, che si ricordano ancora bene i danni prodotti dalle gelate tardive nella primavera del 2021 e in quella del 2020 e che si ritrovano oggi a dover fare i conti con l’irruzione di una massa d’aria fredda dalla Finlandia che ha portato a una brusca inversione termica già da lunedì scorso su tutta la Romagna.

Il meteorologo Pierluigi Randi prevede un ulteriore abbassamento delle temperature, con serio pericolo di gelate intense nella notte tra stasera e domani e quella successiva. «Ad oggi abbiamo registrato temperature sotto lo zero limitatamente ad alcune aree del Faentino – spiega il previsore ravennate – nella zona di Reda le minime hanno oscillato tra zero e i -1,5 gradi. Sono temperature rigide, ma che sono ancora tollerate dalle coltivazioni. Le particolari condizioni del tempo, con riferimento specifico alla circolazione dei venti, hanno fatto sì che le aree del Cesenate e del Forlivese per ora siano state al riparo dalle gelate, rimanendo ben al di sopra della soglia termica di allarme. Le previsioni dei prossimi giorni ci dicono, però, che lo scenario è destinato a peggiorare e tra oggi e domani non è escluso che le temperature minime possano arrivare a -2 e anche -3 gradi. Sono valori che vengono stimati a circa due metri dal suolo e quindi più in basso le temperature potrebbero essere ancora più rigide. Le zone più a rischio sono le colline e la pianura del Faentino, del Lughese, del Forlivese e i tratti a ridosso delle colline del Cesenate. Le previsioni sembrano più favorevoli per il territorio riminese, ma anche in questo caso non si può escludere qualche gelata a livello collinare. Di fronte a questo scenario, il consiglio che posso dare agli agricoltori è di avviare gli impianti e le ventole antibrina. Potremmo avere gelate particolarmente insidiose, perché siamo di fronte a un clima secco e con cielo sereno nelle ore notturne. Si tratta delle condizioni più sfavorevoli per le colture. Le gelate senza brina sono quelle che rischiano di arrecare i danni peggiori».

Randi spiega che ci troviamo di fronte a uno scenario tipicamente invernale: «Il fenomeno interessa una vasta area dell’Europa. Belgrado, ad esempio, si è svegliata sotto la neve. Se fossimo in inverno avremmo temperature ancora più rigide, ma per fortuna in questo momento i terreni hanno già assorbito una parte di calore impedendo ulteriori raffreddamenti. Il freddo dovrebbe proseguire fino all’11-12 aprile, poi ci sarà un’inversione di tendenza e le temperature torneranno nella norma».

Le gelate tardive del 2020 e del 2021 produssero seri danni alle coltivazioni e l’evoluzione del tempo rischia di portare a confrontarci sempre più spesso con simili caratteristiche: «Il cambiamento climatico porta a un aumento della temperatura media ma anche a quello della varianza. Per cui ci sono più fenomeni estremi, che per l’80% si manifestano verso il caldo, ma il restante 20% si manifesta con il freddo. Probabilmente anche negli anni a venire avremo degli eccessi di freddo. Saranno limitati e brevi, ma ci saranno e l’agricoltura dovrà riuscire a fronteggiarli. Veniamo da annate molto critiche, in particolare il freddo tardivo del 2020 produsse serissimi danni alle coltivazioni. Nel 2021 è andata meglio, ma non c’è dubbio che la tendenza delle ultime stagioni ha fatto sorgere degli interrogativi, anche se l’annata più drammatica fu quella del 2003».

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