Capanni, situazione di stallo. Incontro in Comune a Ravenna

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Non diminuisce il fascino dei capanni da pesca nelle valli e sui fiumi, e neanche il numero di coloro che vorrebbero entrare in possesso di quote o dell’intero manufatto e di chi al contrario vorrebbe cedere la propria quota. Uno stallo per quella che non può essere una normale compravendita, perché si tratta di beni concessionati dal Comune o dal Demanio marittimo e non di proprietà, salvo eccezioni. «Un capanno concessionato e intestato a una persona fisica – spiega Giuseppe Benini, avvocato e capannista – non può essere ceduto, solo un’associazione di persone può decidere eventuali subentri». O meglio poteva, perché a settembre 2021 si è chiusa la possibilità di formare nuove associazioni nonostante sia ancora in corso la proroga per i lavori di riqualificazione delle strutture che scadrà nel 2023.

Nodi irrisolti

Tutto ciò che si muove fuori dalle regole non può che avvenire in nero. «Mercoledì 11 – spiega il capannista Walter Emiliani – incontreremo l’assessora all’urbanistica Federica Del Conte e i tecnici comunali per sciogliere questo e altri nodi. A chi si informa raccomando di non comprare nulla; e dall’altra parte ci sono anziani concessionari che vorrebbero poter dar vita ad associazioni per passare la titolarità del capanno. Chiediamo di superare il blocco per le associazioni e poi siamo preoccupati per i tempi della proroga, per i lavori in corso, non si trova il materiale, né muratori né falegnami, tutti impegnati con i bonus. Alcuni di noi nella pialassa Piomboni aspettano ancora il permesso di costruire». Si tratta di opere che possono superare in caso di demolizione e ricostruzione anche i 60mila euro. Mentre si cerca faticosamente di arrivare alla concessione e riqualificazione dei capanni, rimane sullo sfondo il tema dei capanni costruiti dopo il 1967 che non possono essere concessionati. «O si trova il modo di riattribuire la concessione a chi occupa il capanno oppure, se applica il regolamento, il 30%-40% dei capanni è destinato all'abbattimento. Ma chi si farà carico dei costi di abbattimento? Potrebbero aprirsi molte controversie. Erano tante le situazioni da sanare, il capanno non può diventare una residenza dove dormire con tanto di condizionatore, non è quello lo spirito. Ma rimangono aperte molte questioni, come i manufatti in area demaniale marittima, una ventina nella Pialassa Piomboni, non si sa ancora tra Autorità portuale e Comune chi decide».

Fiumi amari

Se nelle valli ci sono difficoltà, sui fiumi la situazione è sempre più grave. Maurizio Braghittoni, presidente dell’associazione italiana pesca sportiva continua a seguire il braccio di ferro con la Regione che vede nei capanni solo degli elementi di rischio idrogeologico per i corsi d’acqua nostrani. «La Regione comincia a rilasciare qualche concessione, ad oggi ne sono arrivate 5 o 6 per il fiume Lamone. Solo i capanni su palafitta e non quelli a terra possono essere riqualificati. Il Demanio idrico concede i manufatti, il Comune certifica che si possono riqualificare ma autorizza i lavori solo a fronte di una licenza idraulica della Regione, e qui si ferma tutto. Il problema più grosso è sui Fiumi Uniti, va meglio sul Bevano e sul Reno nel tratto dalla Romea verso la diga. Intanto però ogni anno viene pagata alla Regione l’occupazione di suolo pubblico».

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