Rimini, Barboni e il falso arresto: "Ora faccio causa e darò tutto in beneficenza"

Ha chiuso il suo sfogo social con il detto tardo latino “Alo parlare agi mesura” raffigurato sulla Lapide delle Male lingue di Teramo sotto il bassorilievo in cui un compasso trafigge appunto due lingue. Tradotto “Misura le parole”, con un gioco fonetico quanto mai indovinato con la sigla dell’agenzia stampa Agi che per un errore sul nome di un indagato finito agli arresti domiciliari ha fatto vivere al senatore riminese Antonio Barboni una vera giornata da incubo. Ore di angoscia per quel lancio che lo dava coinvolto pesantemente in un’inchiesta della Procura di Benevento relativa ad appalti e mazzette, con i vertici di Forza Italia a Roma in incredula fibrillazione. Alla fine tutto si è risolto con un caso di quasi omonimia e un grossissimo sospiro di sollievo, ma il politico riminese non intende chiuderla in maniera indolore e si è rivolto a un legale per chiedere i danni.

Senatore, dopo una vita specchiata e pur sapendo di non aver fatto nulla di male quali pensieri le sono passati nella testa in quelle per fortuna poche ore?

«Mille. Di tutti i tipi. Benché fossi conscio di essere completamente estraneo a quello che emergeva. Ma messa così, leggere che una Procura ti avrebbe messo ai domiciliari per una storia di tangenti mi ha fatto fare un film di tutti questi anni a Roma: incontriamo migliaia di persone che non conosciamo e ho visto che è capitato di ritrovarsi indagati per una conversazione, ma questa era una cosa in ogni caso abnorme… Fra l’altro nella Commissione Lavori Pubblici ho anche un ruolo marginale».

Dove si trovava e come ne è venuto a conoscenza?

«Ero in Tribunale per prestare il giuramento di rito in un conferimento incarico. Mentre chiacchieravo con alcuni avvocati mi è squillato il cellulare e ho visto che la chiamata era di Anna Maria Bernini. Ho risposto tranquillo “Ciao, che succede?” e ho sentito Anna Maria agitata: “Antonio che è successo??? E’ arrivata un’agenzia nella quale c’è scritto che la procura di Benevento ti ha posto ai domiciliari, anche se da parlamentare non puoi essere ai domiciliari ma caso mai devono chiedere alla camera di appartenenza, per una storia di appalti. In ogni caso è preannunciata una conferenza stampa della Procura alle 12. Intanto ti mando l’agenzia, prepariamo la tua smentita e ti faccio contattare dall’Ufficio stampa. Appena abbiamo altro ci sentiamo».

E’ un secondo sentirsi il mondo crollare addosso...

«Dire che sono rimasto senza parole è francamente poco. Poi mi sono arrivate le due agenzie sul cellulare, la prima con il fatto, la seconda con il mio nome e ho anche pensato di salire in Procura a cercare di capire bene e di dire al giudice che avrei accettato l’incarico se fossi stato ancora libero…».

Da parlamentare lei non poteva essere messo ai domiciliari, neanche questo l’ha rassicurata?

«Al massimo poteva essere stata avanzata la richiesta che poi sarebbe stata soggetta all’autorizzazione del Parlamento, ma in quel caso mi sarei dimesso immediatamente. Ma poteva essere stata una svista, aver scritto ai domiciliari invece che chiesti i domiciliari».

A quel punto cosa ha fatto? Ha avvertito a casa?

«Ho immaginato la canea mediatica sul mio nome, con quale forza avrei potuto gridare la mia estraneità, cosa avrei detto a mia moglie e alle mie figlie, il dubbio che avrebbe sempre circondato la mia persona… Prima ho iniziato a cercare compulsivamente online digitando il mio nome, la parola Benevento, tutti i riferimenti, ma veniva fuori solo il lancio Agi. Poi l’ho fatto leggere subito a mia moglie perché ho pensato che se fosse uscita la notizia al telegiornale le sarebbe venuto un colpo pensando appunto che avessero magari sbagliato con la parola domiciliari. Quindi mi sono messo a vedere i tg aspettando che il “mostro” uscisse».

“Secondo quanto apprende l’Agi, le misure cautelari riguardano Antonio Barboni, senatore di Forza Italia eletto nel 2018; Fulvio Rillo, imprenditore sannita e vicepresidente Confindustria Benevento; Vincenzo Voci, dipendente di Autostrade per l’Italia s.p.a…..” recitava il primo lancio. Poi cosa è accaduto.

«Alle 14.15 mi ha richiamato Anna Maria: “Antonio è uscita una seconda agenzia con il resoconto della conferenza stampa, c’è ancora il tuo nome ma ci sono un sacco di errori e confermano che sei ai domiciliari. Adesso te la mandiamo, aspettiamo ancora un attimo perché è solo l’Agi che produce il tuo nome”. Le ho risposto “non so che dire, vediamo se escono altre notizie, provo a verificare sui resoconti della stampa locale. In effetti c’erano un sacco di inesattezze, anche sulle mie origini che davano per brindisine. Ormai rassegnato, mi sono messo di nuovo compulsivamente a digitare Barboni-arresto-Benevento e non veniva fuori niente. Poi sulla stampa online sono comparsi i nomi dei 4 ai domiciliari e quello che si avvicinava al mio era Antonio Bargone. Ho chiamato subito Anna Maria e le ho letto il nome, che a lei era noto: ho scoperto che è nato a Brindisi, che è stato deputato per 3 legislature ed ex sottosegretario (anche ai Lavori Pubblici) dei Governi Prodi, D’Alema e Amato. Sentire la reazione di gioia e di rabbia di Anna Maria è stato il primo momento bello in una giornata a dir poco allucinante. Mentre ci salutavamo lei ha dato disposizioni di chiamare il direttore dell’Agi e due ore dopo è arrivata la terza agenzia della giornata con il mio nome. Ma finalmente per una smentita».

Tutto è bene quel che finisce bene, ma questa brutta storia non finisce qui.

«Abitualmente sono una persona mite, accomodante, cattolico nel profondo del mio animo, disposto a perdonare e conscio che chi lavora possa sbagliare. Nella prima agenzia poteva anche esserci l’errore, magari era arrivata una soffiata al giornalista che ha trovato un nome di un senatore assonante nella Commissione Lavori Pubblici (anche se tutto deve essere sempre verificato prima di scrivere), ma nella seconda a conferenza stampa fatta no: è imperdonabile insistere senza neanche verificare la mia città di origine e scrivere brindisino… Dopo 10 minuti ho chiesto ad Anna Maria l’autorizzazione a procedere nelle sedi giudiziarie e, ottenuto il suo placet, ho conferito ampio mandato all’avvocato Alessandro Petrillo a intraprendere le azioni che riterrà più opportune a mia tutela. Questa mattina poi ho avvertito anche il coordinatore Antonio Tajani per correttezza e per non creare eventualmente problemi e anche lui mi ha detto con grande convinzione e determinazione di procedere. Ci tengo comunque a dire che se da questa vicenda dovesse scaturire un risarcimento economico sarà mia cura darlo in beneficenza perché l’onorabilità di una persona non ha prezzo».

E oggi, il giorno dopo, cosa le resta di questa giornata surreale e del grosso spavento?

«Più che spavento direi incredulità. Tutto avrei potuto immaginare tranne che possa accadere qualcosa del genere e quindi la mia è l’incredulità mista alla rabbia che respiro anche nei miei cari».

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