Cesena, 7 figli tolti alla mamma: "Prima i bimbi e no a falsi miti"

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Proprio per la loro estrema gravità, casi come quello della madre a cui è stato tolto il settimo figlio appena nato «sono assolutamente residuali». A spiegarlo è l’assessora Carmelina Labruzzo, alla guida dei Servizi sociali. Quella di allontanare un figlio dai genitori - spiega Labruzzo - «è un’azione delicatissima, che viene presa solo in casi estremi e sempre nell’interesse supremo del bambino». Estrema si può infatti definire la situazione della madre che subito dopo il parto si è vista allontanare, come già era accaduto con i precedenti, il settimo figlio messo al mondo. È tossicodipendente, vive per strada e versa in condizioni di totale indigenza. Tra l’altro, durante la gravidanza, non aveva mai smesso di risultare positiva alle sostanze oppiacee. La valutazione che mancassero le condizioni minime perché il bambino potesse crescere in salute sono quelle che hanno portato alla decisione dell'allontanamento.

Al centro il bene dei bimbi

Proprio la gravità di queste situazioni e delle decisioni che ne conseguono è l’aspetto che preme sottolineare a Labruzzo. «Quella di togliere la potestà genitoriale è l’ultima e più estrema delle azioni. La si prende solo dopo un iter che cerca di valutare tutte le competenze genitoriali». È una decisione che non spetta a un solo assistente sociale, ma matura nell’ambito di un percorso che vede coinvolti più attori, compreso il Tribunale dei minori. Ed è proprio quest’ultimo ad avere la competenza sulla decisione ultima. «Lo scopo dei Servizi sociali - insiste Labruzzo - è quello di accompagnare le famiglie e si parte dal presupposto che il bene del bambino è poter stare con la sua famiglia. Non c’è niente di più innaturale di un allontanamento ed è per questo che queste decisioni vengono prese solo quando la situazione è grave al punto da non lasciare alternativa. Perché il bene supremo da tutelare sono i bambini».

Contro i falsi miti

È una decisione a cui si arriva quando gli altri percorsi alternativi hanno fallito. «Esistono gli aiuti economici, le strutture per madri e bambini, esistono tanti modi per sostenere le famiglie», spiega Labruzzo, ma a volte capita che tutti falliscano ed è solo in quei casi che vengono prese decisioni così estreme. Questo è un aspetto che l’assessore sottolinea con particolare forza, perché - racconta - «spesso anche chi si trova in difficoltà tarda a rivolgersi ai Servizi, perché teme di vedersi togliere i figli. Non è così - rassicura Labruzzo - Un periodo di difficoltà economica non è un motivo per allontanare i figli dal loro nucleo familiare. Non è questo il lavoro degli assistenti. Dispiace vedere quanto invece sia una credenza diffusa, che genera preoccupazioni tali da rimandare le richieste di aiuto o le carica di paure quando queste non sono più rinviabili».

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