Zuffi: "Oggi nel sistema economico è fondamentale digitalizzazione"

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«La digitalizzazione oggi è un fattore di preferenza, presto sarà condizione essenziale per lavorare con determinati clienti». Piergiorgio Zuffi, direttore commerciale di Innova Finance, gruppo bolognese specializzato nella finanza agevolata che accompagna le imprese nella ricerca di finanziamenti per sostenere la crescita attraverso gli investimenti, vede per le aziende una opportunità imperdibile nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per la transizione 4.0 sono infatti previsti 18,46 miliardi e questi si tradurranno in molteplici opportunità per non perdere un treno che, per l’Italia e il suo sistema di imprese, è già tremendamente in ritardo.

Zuffi, in questo momento quale livello di digitalizzazione possiamo vantare, in generale e come sistema di imprese, in Italia?

«Non benissimo. È un capitolo nel quale, presa a riferimento l’Europa a ventisette, risultiamo venticinquesimi. Siamo tra gli ultimi. Con livelli di criticità che si acuiscono nelle piccole imprese: generalmente, tanto diminuisce la dimensione dell’impresa, altrettanto è grave il suo ritardo nel mondo digitale».

Quanto è importante la digitalizzazione nel sistema economico attuale?

«Fondamentale, perché tutte le grandi aziende vanno in quella direzione. E già oggi importanti catene di fornitura si muovono sul digitale. Se in questa fase vediamo che l’elemento di preferenza di una grossa impresa è scegliere un fornitore in base a quanto il suo sistema di pianificazione degli approvvigionamenti si “sincronizza” con il proprio, presto possiamo pensare che sarà una conditio sine qua non: ti scelgo solo se sei in grado di adeguarti al mio sistema di gestione digitale».

Per questo molti capitoli del Pnrr intersecano questa tematica, al di là dei 18,46 miliardi concentrati sulla transizione digitale?

«Sì, un capitolo consistente della “missione 1” del Pnrr è vocato a questo obiettivo, al di là della parte prettamente indirizzata alla transizione 4.0. La componente 2 della missione 1, infatti, è centrata sulla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo. E questa vale complessivamente 30,57 miliardi: può determinare un punto di svolta. Non solo. È stato messo in campo anche il rifinanziamento dei bandi Simest per l’internazionalizzazione e dei contratti di sviluppo, oltre a nuove misure connesse alla digitalizzazione e all’acquisto di macchinari automatizzati, ritrovano in essi questa direttrice».

Quale apporto possono dare all’innovazione dei processi aziendali?

«Importante, visto che troviamo crediti di imposta nell’acquisto di software, agevolazioni che vanno dal 10 al 50 per cento sull’acquisto di macchinari, dal 30 al 50 per cento negli investimenti in formazione».

Cosa non può mancare alle aziende che vogliono candidarsi a questa evoluzione?

«Beh, innanzitutto essere in possesso di un Documento unico di regolarità contributiva conforme. Poi dobbiamo produrre miglioramenti innovativi misurabili. Compio un passo avanti nella mia impresa, sul piano dell’internazionalizzazione, della formazione, del know how, degli strumenti a disposizione? Bene, ma questo deve essere all’interno di un piano di sviluppo coerente, riscontrabile».

Mi pare di intuire che le opportunità siano tante, ma ognuna deve essere scelta con attenzione dalle aziende che vogliono coglierle...

«Sì, siamo tutti diversi e dobbiamo saper puntare sulle singole specificità. Persino sul medesimo investimento messo a disposizione da questi incentivi ci sono molteplici possibilità di innovazione. Queste vanno scelte con oculatezza e senza improvvisare o non porteremo alcun beneficio al nostro business».

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