Zangheri, protestano i parenti: «Vogliamo avere informazioni»

Forlì

FORLI'. Non si placa la polemica sulla gestione della casa di riposo “Pietro Zangheri” di Forlì dove si contano più di 80 persone positive al Covid-19 tra ospiti e personale assistenziale. Ieri mattina un gruppo di familiari di anziani presenti nella struttura si sono recati davanti alla residenza per chiedere informazioni alla direttrice Annalisa Valgimigli e, dopo un’iniziale fase di attesa, sono riuscite a parlarle.
La preoccupazione è forte e tra i presenti anche l’ex assessora comunale Maria Grazia Creta la cui madre è da tempo assistita alla “Zangheri”. «Eravamo 8 persone in rappresentanza di un gruppo di familiari che si sente quotidianamente su whatsapp per scambiarsi opinioni, ma soprattutto informazioni - dichiara -. Il nostro intento non è quello di dare battaglia alla “Zangheri”, ma di collaborare con lei, capire come stanno i nostri cari, ricevere informazioni sulla loro salute e sull’organizzazione dei reparti e dell’assistenza sanitaria. Insomma, vogliamo essere tenuti al corrente di come viene gestita questa emergenza».
Risposte alla fine ne sono state date. «Abbiamo parlato con la direttrice, la presidente Wilma Vernocchi e la coordinatrice e abbiamo capito gli sforzi che stanno facendo per fronteggiare una situazione che, evidentemente, le ha colte impreparate. Non è semplice fare fronte a una situazione così grave e capiamo che quello comunicativo sia per loro un problema non primario. Lo è, comunque, per noi, ma ritengo che abbiano compreso e ci hanno rassicurato sul fatto che potremo quanto meno effettuare videochiamate coi nostri parenti per accertarci delle loro condizioni».
La direzione della “Zangheri”, intanto, rende noto che per fare fronte a questo momento ha applicato «tutte le disposizioni ministeriali, regionali e del distretto socio-sanitario dell’Ausl, predisponendo appositi nuclei di cura dei casi positivi al Coronavirus per i quali dovrà essere identificato personale sociosanitario ed infermieristico dedicato». Tradotto: c’è bisogno di personale di rinforzo e, ad oggi, sono stati assunti 13 operatori in più. «Inoltre per il supporto psicologico è stata incaricata una libera professionista che è operativa anche nei giorni festivi».
Altra precisazione è relativa al direttore sanitario. «La sua presenza non è prevista - spiega la direttrice Annalisa Valgimigli - ma gli ospiti hanno il loro medico di base convenzionato con l’Ausl, che è l’unica figura ad avere la prerogativa dell’informativa sanitaria ai nostri assistiti e alle loro famiglie». Basterà questo per quietare gli animi?
Una lettera firmata giunta alla nostra redazione, mostra come la preoccupazione sia ancora alta. «Quello che oggi ci addolora, ci fa rabbrividire è come tale terribile evento venga affrontato e come siano trattati gli ospiti che sono stati contagiati e non solo - si legge -. A seguito dell’intervento, già molto tardivo, del distretto socio sanitario di Forlì, questi sono stati “ammassati” in un reparto dell’edificio, senza alcuna misura atta ad impedire la diffusione del contagio, spostandoli da un reparto all’altro senza alcuna tutela loro e degli ospiti che ancora non avevano contratto il virus. Solo dopo che la situazione era degenerata, sono stati fatti i tamponi, senza, però, informare dell’esito i familiari cui è impedito verificare in quali condizioni versino il loro cari. Ciò che è stato realizzato è un vero e proprio lazzaretto, nel quale non è garantita cura, assistenza medica necessaria ad affrontare una emergenza di questa portata; con l’interdizione all’accesso per i familiari, non vi è più garanzia del rispetto dei loro diritti. Pretendiamo trasparenza e rispetto di regole umane per tutti. Per gli ospiti, per chi opera nell’assistenza»
Sul personale la “Zangheri” dichiara: «Sono in atto gli esami del sangue, screening cromatografico, agli operatori della struttura, e viene loro regolarmente controllata, all’entrata del servizio, la temperatura con il termometro laser».

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