Zancanaro: donati 236 disegni alla "Balestra" di Longiano

Cultura

LONGIANO. La Fondazione Tito Balestra onlus di Longiano arricchisce il proprio patrimonio grazie alla donazione da parte dell’Archivio Storico Tono Zancanaro di 236 disegni su 234 fogli di Tono Zancanaro relative al ciclo satirico dei DEMOPRETONI realizzati tra il 1945 e il 1946. I disegni che compongono il ciclo dei Demopretoni sono stati eseguiti da Tono Zancanaro nell’arco di circa un anno, tra lo scorcio del 45 e la prima metà del 46. In pratica, quanto a ragion tematica, con il referendum del 2 Giugno 1946 (per la scelta fra Monarchia e Repubblica) si conclude l'intensa falcata in cui consiste l’iperbole creativa di queste scene ossessivamente imperniate sull’ epifania di un fallo dalle molteplici valenze semantiche. Per ragioni connesse alla impudicizia della materia figurale, la circolazione di questi disegni è stata minima sin dal loro apparire. Unica grande mostra è stata quella realizzata nel 1992 presso la Villa Pacchiani di Santa Croce sull’Arno, a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune, con catalogo curato da Nicola Micieli e comprendente anche il catalogo dei 1183 disegni noti.

Antonio Zancanaro, noto come Tono, nasce a Padova il 9 aprile 1906, e vi muore il 3 giugno 1985. Pittore, grafico, incisore, scultore, mosaicista, litografo … ha esplorato tutte le tecniche delle arti visive. Sue opere sono in alcuni fra i maggiori musei del mondo, come il Victoria and Albert Museum di Londra o il Museo Puškin a Mosca., ed in numerosi musei italiani. Ha esposto in tutto il mondo, vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Amante della classicità greca e della Sicilia in particolare, è cittadino onorario di Capo d’Orlando (ME) e di altre cinque città. Di sé aveva scritto, fra l'altro, nella autopresentazione della mostra presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1972/73: “Sono stato e sono, si capisce, estraneo ai giochi dei clan, gruppi, estetiche, giri di mercato. Ma mai ho dubitato che se il gioco doveva costare la proverbiale candela, e consiste nella fiducia verso l’uomo e me stesso nel vivo della vita e della storia dell’uomo e dell’umanità. Essere magari l’ultimo anello, ma della catena che tiene legata l'umanità che io chiamo umana. Questa è stata ed è la mia resistenza di uomo prima di tutto, di artista infine. Forte come credo di essere per aver affondato le mie radici nel mondo ellenico, ultimo e primo approdo che non esclude davvero la grande civiltà e terra cinese, il nostro rinascimento, la recente storia dell’umanità che lotta per l’uomo figlio e padrone della ragione".

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