"Vorrei partorire a Lugo, ma ci tocca spostarci a Ravenna"

Lugo

A malincuore mi vedo obbligata a partorire a Ravenna». Risponde così Elena, una 31enne di San Bernardino in attesa di Logan, il suo primo figlio assieme al compagno Alex. Il bimbo dovrebbe nascere nei primi giorni di marzo, ma la ragazza è un po’ dispiaciuta per la trasferta obbligata.

«Sarei andata più volentieri a Lugo anche per una questione di vicinanza – spiega la futura mamma – e quindi avere l’opportunità di farmi metà del travaglio a casa, e invece non me lo potrò permettere perché la distanza dall’ospedale è maggiore. Inoltre, come primo impatto, essendo quello lughese un ospedale più piccolo, mi ha sempre dato l’impressione che siano più “umani” rispetto a strutture più grandi: in queste ultime, vedendo molti parti, ho paura di essere trattata diversamente, ma è solo una sensazione. Tuttavia spero che altre mamme in futuro possano esaudire il loro desiderio di poter avere un punto nascita più vicino a casa, che le faccia sentire più tranquille nell’insorgere del travaglio, che si sa, non è un momento facilissimo per noi donne, ma anche per i papà alla fine dei conti».

A onor del vero, non tutte le donne sceglierebbero l’opzione più vicina, preferendo magari ospedali con casistica maggiore o tecniche particolari. Tuttavia ognuna di loro gradirebbe che ci fosse un presidio nelle vicinanze per le eventuali urgenze.

Tra le tante esperienze c’è anche quella di Valentina, 37enne di Massa Lombarda in attesa del secondo figlio, Vittoria. Anche lei è all’ottavo mese di gravidanza e aspetta gli ultimi giorni di febbraio per quel magnifico momento per il quale, comunque, dovrà fare un po’ di strada.

«Se tutto va bene, si va a partorire a Ravenna – racconta Valentina -, ma la ginecologa mi ha detto che se ci fossero dei problemi si andrebbe a Cesena. Sarei andata più volentieri all’ospedale di Lugo, soprattutto per la vicinanza. Con le limitazioni Covid è previsto che mio marito, Daniele, possa venire a trovarmi due volte al giorno per un tempo limitato, e compiere il tragitto Massa-Ravenna per diversi giorni non è così agevole, anche perché abbiamo già un bambino di quattro anni. In quella gravidanza, peraltro, ho avuto dei problemi nelle ultime settimane e quindi siamo andati a Ravenna, ma ci fu qualche inghippo: già a quel tempo il reparto di ostetricia era saturo di pazienti, e poi forse non c’era troppa disponibilità da parte del personale ospedaliero – osserva ancora la futura mamma -. L’auspicio è di non dover ripetere quell’esperienza e di non avere complicazioni tali da dover correre all’ospedale con troppa urgenza, visto quanto è lontano».

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