Vitali: "Don Oreste mi ha affidato a Sandra e sono guarito dal tumore"

Rimini

di Stefano Vitali

Sandra è entrata prepotentemente nella mia vita il 3 settembre del 2007. Quando, pensando di non avere più tanto tempo da vivere, a causa di un tumore che neanche l’operazione era riuscita a estirpare, chiesi a don Oreste di venire a casa mia per parlare un po’. Avevo bisogno di capire il significato di quel dolore e soprattutto cercare di capire il “perché a me”.

Don Oreste venne a casa mia. Passammo insieme tanto tempo nel quale lui cercò di spiegarmi il senso di quella sofferenza. Alla fine ricordo come se fosse oggi che mi disse: adesso preghiamo insieme perché voglio affidarti a Sandra. Ho chiesto a tutta la comunità di pregare Sandra perché riesca nell’impossibile. Perché ti possa guarire. Avevo cominciato la chemioterapia il 24 di agosto e dopo il primo ciclo, i marcatori tumorali erano aumentati. Un mese e mezzo dopo quella preghiera, ero praticamente guarito. Non da subito, ma qualche tempo dopo ho cercato di capire di più della figura di quella ragazza alla quale il don era tanto affezionato, e ho scoperto una giovane che prima di ogni altra cosa diceva sì a ogni occasione che le si presentava davanti. Sì a seguire i ragazzi con handicap nei campeggi alla “Madonna delle Vette”, sì a seguire i poveri della città andando nelle loro case e portando non solo generi di prima necessità ma soprattutto il suo sorriso, sì a seguire i ragazzi tossicodipendenti quando questi erano considerati la feccia della società. E soprattutto il suo sì a Dio riconoscendo in lui l’artefice del suo progetto. Una ragazza che non teneva niente per sé, neppure i suoi vestiti, se qualcuno ne aveva bisogno. Anche la scelta dell’università. Studiare medicina era in funzione di un suo probabile impegno come medico missionario.

Ma la cosa che mi ha sconvolto di più, soprattutto per quello che mi è successo, era il suo rapporto con il tempo. Quando mi era stato detto che avrei vissuto solo per pochi mesi, ho scoperto il vero valore del tempo, ho scoperto che anche vivere l’istante è fondamentale. Ho scoperto che se ti godi ogni singolo momento riscopri il valore di un sorriso di un figlio e l’abbraccio della moglie. Ecco, Sandra non ha avuto bisogno di vivere un trauma per capire il valore del tempo. Nel suo diario si vede chiaramente il suo bisogno di non sprecarlo quel tempo, di viverlo intensamente, perché era un regalo che ti era stato fatto e non dovevi sprecarlo. Fino a scrivere tre giorni prima della sua morte che quel regalo andava vissuto intensamente perché ti sarebbe potuto esser tolto in qualsiasi momento.

Credo che Sandra sia una figura affascinante e abbia colpito molto anche il Papa perché è l’esempio che ci fa scoprire che se ognuno di noi vive in maniera radicale quello a cui è chiamato, nella professione, nella famiglia, nel gruppo a cui appartiene… il mondo può cambiare davvero. Il sogno di Sandra era quello di cambiarlo passando attraverso il proprio cambiamento.
In un mondo come questo, in cui chiediamo sempre di più agli altri qualcosa per di non metterci in discussione e troviamo sempre qualcuno a cui dare una colpa se le cose non funzionano, Sandra sarebbe, anzi è, una figura rivoluzionaria.

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