Ho visto il futuro della critica e il suo nome è Reg Mastice

RIMINI. Francesco Guccini cantava nella sua celeberrima Avvelenata: «Tanto ci sarà sempre… un Bertoncelli a sparare cazzate».
Il grande cantautore emiliano ce l’aveva con Riccardo Bertoncelli, famoso critico musicale che aveva stroncato un suo disco. Quel verso, oltre a rendere famoso Bertoncelli, pizzicava il nervo scoperto che molti musicisti hanno nei confronti dei critici musicali. E anche l’antipatia che i critici nutrono l’uno per l’altro.
Come il riminese Reg Mastice (da pronunciare all’italiana) che cita lo stesso Bertoncelli in “qualità” di volano per il suo libro I 150 migliori dischi inesistenti nella storia del rock: «Il maestro (Bertoncelli, ndr) disse: non comprerei mai un libro tutto fatto così, di recensioni immaginarie, mi sembrerebbe pretestuoso e in fondo non avrebbe senso”. Confermandomi che la strada era quella giusta…».
Da Reggiani a Reg
Tutto nasce nel 2008 quando Marco Reggiani in arte Reg Mastice (riccionese, classe 1981) comincia a scrivere recensioni di dischi inesistenti. Laureato all’Isia di Urbino, Marco lavora nella comunicazione e progetta e illustra packaging di dischi, manifesti per concerti e pubblicazioni indipendenti. Possiede quindi il background necessario e indispensabile per auto-ingravidarsi e oggi partorire un’operazione letteraria apparentemente assurda e nemmeno tanto originale, visti i vari precedenti esistenti, almeno all’estero. Ma per l’Italia si tratta del primo libro interamente dedicato alla “musica potenziale”. Viene anzi il sospetto che lo stesso volume, benché sia stampato nei tipi della casa editrice Arcana, possa essere inesistente, quantunque lo si trovi in vendita on line sul sito dello stesso autore (www.regmastice.com). Una volta ordinato, e pagato, arriverà mai? Beh, almeno su questo possiamo rassicurarvi: ce l’ho in mano mentre scrivo la recensione e me lo ha portato l’autore di persona, quindi esiste anche lui.
La bugia come conforto
Ma la domanda paradossale è anche legittima per un autore che ammette, nella seconda prefazione del libro (la prima prefazione è anch’essa inventata…): «Ho sempre trovato conforto in una forma diabolica di mistificazione, errore, invenzione, bugia». Questo novello Federico Fellini della critica musicale si giustifica citando Borges: «Perché un libro esista, basta che sia possibile. Solo l’impossibile è escluso».
Ma insomma, che cos’è questo saggio? È una sorta di atlante musicale diviso in 150 schede e senza un ordine cronologico, alfabetico o d’importanza. Ogni disco è presentato come se fosse veramente esistito: copertina, tracklist, recensione, eventuale apparato iconografico.
Un’operazione coraggiosa quanto sfrontata, per godere appieno della quale occorre affrontarla con lo spirito di un bambino e il relativo piacere della meraviglia. Perché qui ci troviamo di fronte a una fantasia tanto complessa e galoppante che un lettore medio, con il suo trotterellare tra le pagine, fa fatica a seguire quel cavallo da corsa che è Reg Mastice. Le chiavi di lettura, gli incastri, i rimandi, i giochi meta-narrativi sono tantissimi e saltellano tra leggende, falsi miti, backstage, libri, film, opere teatrali, personaggi, eventi. Il tutto nel tentativo di rivalutare un mestiere, quello di critico, difficile se non di più che l’essere un musicista: il critico infatti, deve «dipingere i suoni con le parole…».
Enciclopedia del fasullo
Si capisce come mai l’autore abbia trascorso almeno 10 anni a completare quest’enciclopedia del fasullo. Non c’è una sola parola di vero, almeno come lo intendiamo noi: la verità qui viene piegata al volere dello scrittore che però si muove tutt’altro che come un elefante nella cristalleria. Qui i cristalli sono i suoi e noi rischiamo di essere pachidermici se non cogliamo la profondità e le infinite possibilità che il testo offre.
Qualche esempio. Mai sentito parlare di Electric Rabdomants? No? Per l’autore sono stati seminali come i Pink Floyd. Reg Mastice lo scrisse su un forum di fanatici del classic rock, e uno di questi arrivò a rispondergli che aveva la discografia completa della band: peccato che non sia mai esistita!
Clapton da Dio a cane
Il “Clapton is god” che si leggeva sui muri di Londra negli anni 70, diventa “Clapton is dog”, solo invertendo due lettere: geniale. E il vero Al Bano non è quello della reunion con Romina, ma quello del disco “The lost psychedelic album” che conteneva la hit “Campi di cipolle”… Come non citare poi il capolavoro “The marriage of sausage & grill” (il matrimonio tra salsiccia e griglia) della band Blossom Tits (tette in fiore)? Qui i Metallica diventano i Matelica, come la cittadina marchigiana, mentre salendo lungo la costa ecco il cd corale “Romagna psichedelika” in cui troviamo brani sempreverdi quali: “L’isola delle rose” dei Motonave Maria Juana; “Adriatic trip” dei Barafondai; “Nautofono” di Orlando Blummel e gli Eloi; “Road to Gambettola” dei Groupo & the Groupies”. I Rolling Stones? Meglio The Rolstons. Ancora: “L’estetica dei semafori” dei Razzi Tiepidi e “L’esegesi delle chat della domenica mattina” firmato da Poldo per gli Amici. E poi la contemporaneità, l’attualità di un disco come “La peste ai tempi delle vaccinazioni” di Gianluca Morfina…
Un sogno, anzi un incubo
Trecentocinquanta pagine tutte così e, credeteci, non è da tutti. Sembra un sogno felliniano, anzi un lungo e piacevole incubo, tanto per restare sulla linea del nonsense.
Marco Reggiani, conscio della mostruosità del suo lavoro, si schernisce definendola una “lettura da cesso”, ed esalta nella bibliografia gli autori da cui ha attinto. Come il Daniel Woodward di “La ricerca del santo grunge”, libro ovviamente mai scritto…
Nella postfazione, Vittorio Baroni (ma sarà davvero lui?) parla di Mastice come il «creatore di un nuovo genere (meta)letterario, ibrido di ars recensoria, short story e poof, come gli anglosassoni definiscono la letteratura parodistica di romanzi, film o canzoni».
Cita i Monty Python (noi parleremmo anche di Skiantos) e consiglia la guida ai «giornalisti rock in crisi d’identità, o anche come repertorio di titoli e idee per musicisti privi di fantasia. Un esperimento che deborda nel paranormale e produce un effetto stordente e allucinatorio, mettendo in moto una inconscia de-programmazione delle nostre abitudini sonore, scatenando dentro di noi 33 (o 45) rivoluzioni al minuto. Non dite poi che nessuno vi aveva avvertito!».
Top ten
Un libro che meriterebbe di stare nella top ten di tutti i libri di critica musicale mai scritti in Italia. Sentiremo ancora parlare di Marco Reggiani, perché leggendo I 150 migliori dischi inesistenti della storia del rock ho visto il futuro della critica musicale: e il suo nome è Reg Mastice.

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