Viroli e Zelli a Pupi Avati: Forlì città dantesca

Gentilissimo Pupi Avati, le scriviamo questa lettera aperta per esternarle tutto il nostro apprezzamento nei confronti del suo impegno nella realizzazione di un film sulla vita di Dante Alighieri, progetto che peraltro lei insegue dal lontano 2002. Nei mesi scorsi abbiamo letto in più occasioni i suoi appelli con i quali chiedeva sostegno al progetto, che se attuato, concluderebbe nel migliore dei modi il 2021, anno in cui ricorrerà il 700° anniversario della morte del grande poeta. Con ogni probabilità lei si chiederà perché due cultori e amanti della storia di Forlì abbiano tanto a cuore questo tema.
È facile rispondere, anche se occorrerebbe tempo per dettagliare le motivazioni precise. Tuttavia non intendiamo sottrarre tempo a lei e spazio ai mezzi di informazione che avranno la compiacenza di pubblicare questo nostro messaggio.
Da diversi anni cerchiamo di raccontare la storia e le tradizioni di Forlì e della Romagna mettendone in evidenza i caratteri salienti, quelli che vanno oltre gli aspetti locali e che hanno avuto una rilevanza nazionale ed europea: la presenza di diverse e importanti pievi; la rivelazione a Forlì nel 1222 di quello che sarebbe poi diventato Sant’Antonio di Padova; la residenza in città all’inizio del ‘300 di Dante Alighieri; l’operato del santo forlivese Pellegrino Laziosi; la dinastia degli Ordelaffi (fieri ghibellini nonostante amministrassero per conto del Papa, uno di questi proclamò addirittura una Crociata contro i forlivesi); la Signoria di Girolamo Riario e Caterina Sforza; il lungo periodo di dominio pontificio; il Risorgimento e la storia della lotta per unire il Paese che vide impegnati per decenni forlivesi in prima fila tra cui Piero Maroncelli, Aurelio Saffi, Giovita Lazzarini, Carlo Matteucci, Antonio Fratti, ecc.; il salvataggio di Giuseppe Garibaldi attraverso quella che è stata definita la “Trafila Garibaldina”; l’affermarsi dell’opera lirica con figure straordinarie che ne hanno fatto la storia a livello internazionale (Giuseppe Siboni, Eugenia Tadolini Savorani, Maria Farneti, Giuseppe Paganelli, Carlo Zampighi, Giordano Noferini, Giulietta Simionato e ultima ma non ultima Wilma Vernocchi).
Poi tutto il Novecento con la nascita in Romagna dei primi partiti politici come il Partito Repubblicano e il Partito Socialista; la dittatura fascista e la vittoriosa guerra di liberazione, durante la quale si verificò una seconda “trafila” con il salvataggio di tanti soldati alleati tra cui importanti generali dell’esercito britannico.
Forlì è inoltre una città che ha dato i natali a grandi medici: Jacopo della Torre, Bartolomeo Lombardini, Girolamo Mercuriali (precursore della moderna pediatria), Giovanni Battista Morgagni (caposcuola dell’anatomopatologia), Maurizio Bufalini, Camillo Versari, Giorgio Regnoli, Sante Solieri, Raffaele Rivalta e, in tempi più recenti Franco Rusticali, Dino Amadori, Carlo Flamigni, quest’ultimi due scomparsi nel 2020.
Da una decina di anni, grazie anche alla consulenza dello storico Sergio Spada e con la pubblicazione di due guide, stiamo sostenendo a parole e a fatti il ruolo di Forlì città dantesca.
Com’è noto, con due sentenze successive (27 gennaio e 10 marzo 1302) il poeta fiorentino fu condannato al rogo e alla distruzione delle proprietà di famiglia. Da quel momento Dante visse in esilio senza poter rivedere la città natale, poiché nel 1301, con un rivolgimento politico e militare, s’impose a Firenze come podestà Cante dei Gabrielli di Gubbio, appartenente alla fazione dei guelfi neri, il quale diede inizio a una politica di sistematica persecuzione degli esponenti politici di parte bianca, molti dei quali furono uccisi o espulsi da Firenze. Dante fuggì e trovò rifugio in un primo tempo ad Arezzo, poi a San Benedetto in Alpe, quindi a Forlì.
È importante ricordare che, nel 1303, dopo alcuni tentativi falliti di riprendere il potere, con il grado di capitano dell’esercito degli esuli, Dante organizzò insieme a Scarpetta Ordelaffi, capo del partito ghibellino e signore di Forlì, un tentativo di rientrare a Firenze. L’impresa non ebbe però fortuna: il podestà di Firenze, Fulcieri da Calboli, per ironia della sorte anch’egli forlivese, nemico giurato degli Ordelaffi, riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano. Anche in un tentativo successivo, nel 1304, i guelfi bianchi e i ghibellini furono nuovamente sconfitti, per cui questi avvenimenti determinarono l’impossibilità per Dante di rientrare in patria.
L’esilio forzato fece sì che Dante potesse conoscere approfonditamente la nostra terra, sia dal punto di vista ambientale sia sotto l’aspetto storico, trasferendo questa conoscenza nella “Comédia”, opera in cui la Romagna, la sua storia, i suoi personaggi occupano pari spazio rispetto a quello dei fiorentini dei toscani.
In virtù di tutto questo, ci permettiamo di chiederle di voler tenere in considerazione nella sceneggiatura del suo film il periodo forlivese di Dante alla corte di Scarpetta Ordelaffi. Se lo farà sarà un’ulteriore perla da incastonare a fianco della mostra dedicata a Dante che la locale Fondazione Cassa dei Risparmi, su proposta di Gianfranco Brunelli, direttore di tutte e 15 le esposizioni precedenti, allestirà ai Musei San Domenico in collaborazione con la Galleria degli Uffizi di Firenze. Già l’annuncio di quello che si prefigura come uno straordinario appuntamento ha fatto crescere la consapevolezza generale che Forlì debba essere considerata città dantesca a tutti gli effetti, come noi sosteniamo da molto tempo.
Grazie alla mostra del 2021 e agli eventi previsti per le celebrazioni, tra cui la settima edizione della maratona dantesca di lettura dell’intera “Divina Commedia”, verrà offerta la possibilità di proporre a chi verrà in Italia e agli italiani un itinerario che, partendo da Firenze, città dove il poeta è nato, arriverà a Ravenna, dove Dante è sepolto, soffermandosi nelle località poste su questo asse ovvero, oltre a Forlì, Acquacheta, San Benedetto, Portico, Rocca San Casciano, Castrocaro Terme e Terra del Sole, e a quelli limitrofi: Polenta di Bertinoro, Tredozio, Faenza, ecc.
Gentilissimo Pupi Avati, se vorrà dare spazio nel suo film a questa importante parte della vita di Dante non solo renderà giustizia alla storia della vita del Poeta, ma contribuirà inoltre a rendere il nostro territorio e tutta la Romagna meta del pellegrinaggio per gli appassionati di Dante, della sua vita e della “Divina Commedia”.
Un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro.

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