Rimini, violentata dall'ex, il racconto: "Vado ancora dallo psichiatra"

Rimini

RIMINI. «Se non lo avessero condannato sarei fuggita da Rimini dalla paura: sono certa che lui sarebbe venuto a uccidermi. Già un anno fa, se non fosse intervenuta la polizia, mia figlia mi avrebbe trovato morta». Trova il coraggio di parlare la donna picchiata e stuprata dal convivente che è stato condannato a 11 anni di reclusione. Lo aveva conosciuto in chat e dopo essersi conosciuti era iniziato un incubo durato quasi un anno.

La sentenza la fa stare meglio?

«Sento che giustizia è fatta, ringrazio il pubblico ministero Davide Ercolani che ha detto le cose come erano davvero, gli investigatori della Squadra Mobile e i miei avvocati. Però non posso dire di stare bene: sto ancora andando dallo psichiatra, questa storia mi ha distrutto e non so se riuscirò mai più a riprendermi»

Come è potuta finire in una situazione del genere?

«Mi sentivo sola e bisognosa di affetto. Nel giro di poco tempo ho perso il padre e il compagno. Ero vulnerabile. Solo lavoro, solo lavoro, una ragazzina da crescere da sola. Prima o poi sentivo il bisogno di sentire il calore di un abbraccio. Quella della chat è stata un’idea di mia figlia e all’inizio ho creduto di poter ritrovare l’amore. La cosa più stupida che abbia mai fatto. Quello sconosciuto ha colto la mia fragilità: diceva tutto quello che una persona nelle mie condizioni voleva sentirsi dire. Quando è venuto fuori che ero più grande di lui, mi rispose che l’amore non ha età. Ma lui mi stava già ingannando. Con l’inganno si è piazzato in casa e poi non non sono più riuscita a mandarlo via per il timore di essere ammazzata: in quel periodo persi 16 chili».

Che effetto le ha fatto rivederlo sullo schermo nell’aula di giustizia?

«Sono rimasta colpita dalla sua freddezza, dalla sua capacità di raccontare delle cose non vere: ho temuto che avrebbero potuto credergli, ma non è andata così».

Ha dei consigli da dare ad altre donne?

«Mai fidarsi degli sconosciuti in chat e, in caso di maltrattamenti o violenze rivolgersi subito alla polizia».

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