ROMAGNA. E chi lo ha detto che la Romagna è solo vini fermi? Certo denominazioni come il Sangiovese e l’Albana hanno fatto e continuano a fare la storia di un territorio profondamente legato al vino. Ma i produttori ogni anno di più stanno dimostrando di apprezza le sfide, osando fuori dai confini del noto, certamente rassicurante, per andare a cercare stili e sfumature differenti. Che, attenzione, non vuol dire uscire dal concetto di territorialità. Questa è e rimarrà per sempre un elemento fondante del buon vino. In fondo, una bottiglia deve prima di tutto saper raccontare il territorio all’interno del quale viene prodotta. Tuttavia, l’impronta stilistica deve avere il coraggio di saper raccontare anche degli aspetti di natura più personale, intimamente legati a colui che lavora duramente in cantina allo scopo di “costruire” e valorizzare il vino.
Territorialità e personalità, eccoli i due valori fondativi che oggi in Romagna stanno iniziando ad esprimersi sempre più anche all’interno di alcune sfavillanti bollicine. Perfette da sorseggiare per celebrare una festa o una ricorrenza – il Natale e il Capodanno in arrivo sono momenti perfetti, così come un compleanno o altri momenti di gioia con familiari e amici – i vini frizzanti sono un nuovo passo della viticoltura territoriale, che sempre più sta cercando di affiancare l’innovazione alla tradizione. E poi, i vicini emiliani sono anni che in questo campo stanno facendo scuola, con il Lambrusco oramai divenuto un punto di riferimento dell’enologia italiana nel mondo, specie grazie al lavoro di alcune aziende che hanno davvero saputo valorizzare qualità di alto livello come il Sorbara e il Grasparossa. Che dire poi del Pignoletto in terra bolognese, che sta piano piano tornando in auge. Insomma, se in Romagna le bolle stanno crescendo come movimento, in Emilia sono una tradizione storica del loro modello enologico. Dunque, evviva la contaminazione per crescere insieme.