Via alla zona arancione: «Ma ora non si deve chiudere più»

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«Va bene riaprire, ma che sia per non chiudere più». La raccomandazione arriva da Giancarlo Corzani direttore di Confesercenti Forlì. Un pensiero espresso all’unanimità dai rappresentanti delle categorie del commercio delle province di Rimini e Ravenna. Riaprono infatti tutti i negozi, oltre al ritorno in presenza a scuola, la sostanziale differenza tra zona rossa e arancione in cui la Romagna si ritrova da oggi.


Qui Forlì


«La cosa principale adesso è avere certezze. Stiamo studiando regole di sicurezza magari ancora più dure ma che possano consentire di riaprire tutte le attività. Ormai c’è chi non ce la fa più a gestire il proprio esercizio. E pensiamo a tutte le filiere che sono dietro un’attività – afferma Corzani –. Anche perché le chiusure per evitare che la gente esca di casa e faccia assembramenti, in negozi che fanno dieci clienti al giorno, sono un controsenso. Non sono lì i focolai. Non c’è ragione per tenere ancora chiusi». «Il provvedimento era nell’aria ed era atteso – conferma Alberto Zattini, direttore di Confcommercio Forlì ­ gli imprenditori si sono preparati. E’ un fattore positivo. Speriamo sia il primo passo per ulteriori aperture. Si dice che il 20 potrebbero riaprire gli esercizi pubblici. E’ un percorso che deve portare alla riaperture di tutte le attività. Le imprese chiedono solo di lavorare».


Qui Ravenna


mauro Tagiuri, commerciante e presidente di Confesercenti Ravenna, si dice «fiducioso, ma consapevole che la zona arancione continuerà a comportare quella difficoltà di spostamento che si tradurrà in una clientela prettamente ravennate». Certo, dopo «mesi senza incassi, reddito e ristori, un ulteriore prolungamento della zona rossa sarebbe stata un dramma», riflette cercando di guardare al bicchiere mezzo pieno, nell’auspicio «che questa riapertura tanto attesa migliori e porti verso la zona gialla e verso una graduale normalità». I ristori hanno lenito solo i graffi superficiali, e poco faranno per guarire ferite ben più profonde: «Al di là dell’entità minimale - riflette Tagiuri - molti non riescono ad accedervi». Questo il paradosso: «Quelli di noi che si sono dati da fare per sollevare l’incasso a dicembre non arrivano per poco alla soglia delle perdite fissata al 30 per cento per ottenerli». Insomma, la soddisfazione per la riapertura «non è ottimismo, è necessario ripartire», conclude. «Immagino e spero che anche la clientela ne abbia voglia».


Qui Rimini


«Basta adesso abbiamo dato. Riapriamo per non chiudere più». Gianni Indino presidente di Confcommercio della provincia di Rimini non usa mezzi termini. «Non possiamo permetterci ulteriori chiusure, riapriamo in sicurezza mentre aumentano i vaccinati e la consapevolezza della popolazione a usare adeguati presidi ed evitare assembramenti, un’abitudine ormai entrata a fare parte del vivere quotidiano. Adesso dobbiamo lavorare per riaprire bar, ristoranti, palestre, piscine e discoteche tutte attività considerate, non si sa perchè, non essenziali, bisogna andarlo a dire alle famiglie che di questo vivono, il lavoro è essenziale. Non chiediamo ristori ma di tornare a lavorare con la sicurezza di non dovere più interrompere. E serve organizzare la riapertura dei locali con prescrizioni serie ma non impossibili e senza logica, penso che siano assurde proposte come quelle che circolano di obbligo pagamento con valuta elettronica o prenotazione obbligatoria al ristorante. Non scherziamo. Sarebbero ulteriori ostacoli a una riapertura che non può più attendere».

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