Veterinario indagato a Ravenna: ambulatorio di nuovo a rischio

Archivio

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza con la quale il tribunale del Riesame ha dissequestrato l’ambulatorio del veterinario di Sant’Antonio, Mauro Guerra, indagato per una sfilza di reati che vanno dal maltrattamento e uccisione di animali alla falsificazione dei libretti sanitari, fino allo smaltimento irregolare di rifiuti speciali. La clinica tuttavia rimarrà aperta, così come deciso sei mesi fa quando sono stati rimossi i sigilli del sequestro preventivo ottenuto dal sostituto procuratore Marilù Gattelli il 3 maggio scorso. I giudici, ora, si dovranno esprimere nuovamente sul futuro dell’attività.

«Accuse fondate»

Le motivazioni del Riesame, pur confermando la sussistenza delle accuse e parlando di un «corposo compendio indiziario», avevano ritenuto eccessiva la misura preventiva disposta dal gip Andrea Galanti, giustificata dalla necessità di neutralizzare il pericolo di reiterazione. Così il medico 48enne aveva potuto annunciare sui social la riapertura dell’ambulatorio, corredata da una foto che lo ritraeva baciare il portone d’ingresso. Una decisione impugnata dal pm presso la Suprema Corte, lamentando l’errata applicazione della legge penale e insistendo sull’adeguatezza e sulla proporzionalità della decisione pressa dal gip.

Le contestazioni – non c’è discordanza fra magistrati – sono ritenute fondate. Ben 27 i capi d’accusa, documentati uno ad uno con un ricco dossier fotografico. Ambienti sporchi, attrezzature chirurgiche come siringhe e bisturi appoggiati sul tavolo senza protezione, a poca distanza da un fornello da cucina usato presumibilmente per disinfettarle. Nella doccia due gatti morti e in un congelatore alcuni cani deceduti. Ci sono poi le immagini dei medicinali scaduti e delle fialette di Tanax, le poche rimaste rispetto a quelle tracciate dai registri obbligatori; 17 quelle svanite nel nulla, sufficienti per sopprimere negli ultimi due anni un numero di animali pari a 2.666 chili, stimati in un cane ogni due giorni. Quantitativi ritenuti abnormi, e non compensati da una necessaria fornitura di anestetici e antinfiammatori. L’esame tossicologico disposto dalla Procura sulle carcasse di quattro felini rinvenuti durante le perquisizioni ha confermato che la soppressione – oltretutto ingiustificata – è avvenuta senza anestesia né sedazione.

Il sequestro di un milione

E non è l’unico fronte sul quale la Cassazione si è espressa. Sono uscite anche le motivazioni con le quali lo scorso 27 settembre gli Ermellini hanno respinto il ricorso che i difensori del veterinario (gli avvocati Antonio ed Enrico Vincenzi) hanno presentato contro il sequestro di un milione di euro, “congelato” alla luce dell’ulteriore accusa di evasione fiscale. Il Riesame, si legge nel documento, ha fatto «una lettura congiunta e complessiva» delle risultanze investigative, elencando gli escamotage che l’indagato avrebbe sfruttato per evadere le imposte sui redditi e sull’iva: la documentazione extracontabile criptata per evitarne la consultazione ad estranei, l’acquisto di medicinali con scontrini e non fatture, la custodia di farmaci in luoghi diversi dall’ambulatorio e l’uso di conti correnti diversi per non incappare nelle segnalazioni anti riciclaggio.

A tutto ciò si aggiungono i 619mila euro in contanti trovati in una scatola nascosta nel garage di casa e giustificati dall’indagato come frutto di anni di risparmi. Secondo la Procura sarebbero invece il risultato anche di un’attività fatta di farmaci autoprodotti e venduti ai clienti o anche profilassi spacciate solo sulla carta, con etichette stampate in casa.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui