Forze dell’ordine indagate, alt da Roma «Il caso Masini non dovrà ripetersi»

Verucchio

«Quello accaduto a Rimini è un caso che ci fa riflettere su come agenti e forze di polizia lavorino per la salvaguardia dei cittadini e quindi non è possibile che, quando agiscono nell’esercizio delle loro funzioni, si trovino iscritti nel registro degli indagati»: la senatrice di Fratelli d’Italia Domenica Spinelli conferma le voci che vogliono l’esecutivo al lavoro su una norma a tutela delle forze dell’ordine. E il punto di partenza è proprio quanto accaduto nella notte di San Silvestro a Villa Verucchio, dove il comandante dei carabinieri Luciano Masini ha sparato - uccidendolo - al 23enne egiziano Muhammad Sitta, che aveva seminato il panico nel paese accoltellando 4 passanti poco prima della mezzanotte. Per quell’intervento ora Masini risulta indagato per eccesso colposo di legittima difesa, ma il Governo - che tramite la presidente del Consiglio Giorgia Meloni il ministro della Difesa Guido Crosetto ha già annunciato un «encomio solenne» per il militare - vuole evitare che si ripetano casi simili in futuro.

Dibattito aperto

Lo stesso sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha sottolineato come proprio la vicenda che ha visto protagonista Masini abbia rappresentato uno sprone per approfondire le possibilità di una maggiore tutela nei confronti delle forze dell’ordine e di polizia. In quale direzione? Evitare l’apertura di indagini come atto dovuto nel caso in cui agenti o militari abbiano agito «in modo evidente» nel perimetro del loro ruolo. Ma da Fratelli d’Italia Spinelli puntualizza: «L’esecutivo non ha mai parlato di uno scudo penale», termine che ha già mandato su tutte le furie l’opposizione, che teme una sorta di immunità dai labili profili di costituzionalità. Vero è, prosegue la senatrice, che «il caso di Masini ha riaperto il dibattito sul tema, ma non riguarda il Ddl Sicurezza, dove ci sono altri elementi da portare avanti, come ad esempio l’aiuto economico rispetto alla tutela legale». Si tratta, nel dettaglio, dell’articolo 22, che prevede l’erogazione di un sostegno fino ad un massimo di 10mila per ciascuna fase del procedimento.

Le opzioni al vaglio

L’ipotesi che la norma “salva-forze dell’ordine” possa spuntare a corredo del Ddl - attualmente in seconda lettura dopo l’approvazione alla Camera e le osservazioni presentate dal Quirinale - sembra insomma essere tramontata. La strada potrebbe essere quindi quella di un decreto o di un nuovo disegno di legge lampo ad hoc. Opzione però legata a doppio filo al destino del Ddl Sicurezza, sul quale negli ultimi giorni si sono consumate alcune frizioni interne alla maggioranza. Senza escludere un intervento diretto sul codice di procedura penale. Sullo sfondo resta la questione fondamentale: quale forma concreta dare all’intenzione annunciata di tutelare maggiormente gli agenti e i militari in servizio? Quesito che oggi sarà al centro dell’interrogazione parlamentare rivolta dal senatore FdI Alberto Balboni al ministro della Giustizia Carlo Nordio. L’unica certezza è che per il Governo un caso Masini non deve più ripetersi. «Stiamo studiando una norma che contemperi l’esigenza difensiva delle forze dell’ordine con la volontà di evitare un calvario giudiziario che nasce dalla stessa iscrizione sul registro degli indagati» sintetizza l’onorevole di Fratelli d’Italia Beatriz Colombo.

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