Verucchio, bollette alle stelle, Ghetto 46 taglia orario e dipendenti

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Bollette da capogiro, Ghetto 46 taglia orario e dipendenti. Prosegue il salasso per gli imprenditori, piegati sotto il peso di utenze alle stelle. Una situazione che ha costretto «alla decisione più difficile» anche Paolo Gabriele 50enne titolare del bistrot aperto a Villa Verucchio nel 2013. «L’alternativa non c’era e tra affitto e rincari ho dovuto mettere alla porta 4 persone in un mese e mezzo», allarga le braccia sperando che sia «solo una soluzione provvisoria». A cadere sotto la mannaia «di una crisi insostenibile» sono 4 giovani dai 20 ai 30 anni. Non lo consola sapere che quasi tutti hanno già trovato lavoro, «perché – spiega - l’incognita è capire per quanto ancora reggerà la ristorazione».

Stop a colazioni e pranzi

Ma non è tutto, dal 20 settembre il locale sarà aperto solo dalle 16 a mezzanotte. Tradotto: niente più colazioni e pranzi. «A ottobre il costo della luce schizzerà a 88 centesimi al kilowatt, io ne consumo 5mila al mese e limitando l’orario tento di scendere a 3mila», chiarisce notando che ormai una brioche gli costa 0.85 euro. Dati alla mano osserva che su 2mila euro guadagnati in un giorno da un’azienda è un miracolo se il ricavo è di 150, fermo restando che ci sono i conti da pagare. Nel quadro fosco al suo fianco restano sua moglie, le due figlie ventenni e altrettanti dipendenti. «Puntiamo tutto su Levita, il laboratorio enogastronomico e pizzeria inaugurato nel maggio scorso a fianco del bistrot». Il motivo? «Con l’asporto c’è una marginalità diversa per fronteggiare gli impegni e qui – aggiunge - i kilowatt mensili sono “solo” 2600». Ma c’è poco da festeggiare. La pandemia aveva già svuotato il conto corrente, dice, «ora si sono inventati la pandenergia mentre tarda la moratoria sui finanziamenti Covid». Oltre al danno la beffa, rimarca ancora l’imprenditore, «dalla banca avvertono che i finanziamenti saranno garantiti dallo Stato ma a che pro? L’unica certezza è che se non ripaghiamo quelle cifre, ci verrà pignorata anche la casa», afferma esasperato.

Solidarietà irrinunciabile

Intanto continua ad acquistare prodotti da San Patrignano destinando alla comunità di Montetauro un euro, la metà del costo delle consegne. Una cifra che non basta a pagare un dipendente ma che – segnala - nell’ultimo mese si è trasformata in 100 chili di pasta donati. E a chiusura ragiona: «Tutti rischiamo di abbassare la serranda ma nei piccoli centri significa meno decoro e socializzazione nonché minor sostegno agli anziani. Ogni luce che si spegne renderà più insicuro quel pezzo di strada».

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