Veronica Pivetti presenta il suo giallo a Cattolica e poi a Rimini

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Tre donne. La protagonista, il suo ex marito, sua madre. L’ingenua, il bello e la perfida. La madre, algida e scicchissima donna d’affari, traffica coi narcos messicani, finché l’ignara figlia Jole, ex ballerina del Crazy Horse, mentre mamma è in Messico, trova un cadavere senza testa nel suo appartamento e l’ex marito – ora felicemente Corinna – l’aiuta a sbarazzarsene, ma così facendo finiscono tutt’e due nelle grinfie dei criminali, che le rapiscono e le portano a Mexico City, dal boss dei boss Xavier, detto “la Tumba”, amante segreto dell’anziana madre. Da quel momento piovono pallottole, coltellate, fucilate, esplodono esplosivi, crollano capannoni pieni di droga, e la droga sparisce e tutti muoiono come mosche. E in questo putiferio le nostre eroine riescono a scappare, sempre più lacere e sanguinanti nei loro abiti griffati e Louboutin tacco 13.

Questo e molto altro è raccontato in Tequila bang bang, l’ultima fatica letteraria di Veronica Pivetti, nota attrice, doppiatrice, conduttrice televisiva e radiofonica che vedremo tra i protagonisti del Mystfest lunedì 13 giugno alle 21 in piazza 1° Maggio a Cattolica. E poi venerdì 17 alle 19 al Fellini Museum di Rimini all’interno del festival I luoghi dell’anima.

Com’è nata l’idea di questo libro?

«Accettando una sfida della Mondadori e abbracciando un genere che amo e che credevo m’intimidisse, motivo per cui mi limitavo a “guardarlo” da lontano. Appena l’ho affrontato mi ci sono trovata talmente a mio agio che è nato un romanzo di 480 pagine».

Ci spiega il titolo?

«È un “parto” della mia casa editrice. Devo essere sincera, quando scrivo un libro non mi occupo del titolo fino alla fine, sono troppo presa dal far quadrare la storia, e stavolta ero talmente a mollo nel racconto che ho latitato più del solito. Così mi hanno proposto Tequila bang bang che ho trovato evocativo, pop e divertente, perciò ho detto sì. sono stata loro molto grata di avermi tolto il pensiero».

Narcotraffico in Messico. Perché proprio questa forte tematica in una nazione del Centro America?

«Perché con l’immaginazione puoi andare dove vuoi, quindi, perché non anche così lontano? Ho deciso di muovermi in un territorio “duro” e di affrontare una tematica “dura” col preciso intento di scrivere un giallo comico. Ho pensato che proprio questo contrasto potesse creare le moltissime situazioni paradossali nelle quali si muovono i miei personaggi. Lo scopo è la risata, spero di esserci riuscita».

Le protagoniste sono tre donne. Quale legame le unisce?

«Non solo un legame familiare (due di queste sono madre e figlia) ma soprattutto un legame di sincerità e istintività. Le mie tre protagoniste sono donne fuori dagli schemi che lottano per il proprio status e che non soccombono ai cliché di comportamento. Sono donne libere, quindi anche libere di delinquere».

In copertina notiamo un tacco 13 che però non è un tacco come tutti gli altri, giusto?

«Quel tacco appartiene a una Louboutin, che è un’altra protagonista del romanzo. È, a tutti gli effetti, la quarta donna protagonista della storia. Ed è la più pericolosa».

Potremmo dire che questo libro in un certo qual modo celebra la forza delle donne?

«La forza, l’inventiva e l’indipendenza. E anche la spudoratezza. l’universo femminile qui è senza freni e senza censure, supera i limiti nel bene e nel male».

Lei si sente vicina alle sue protagoniste?

«Io sono senz’altro in tutte loro. Ciascuna ha qualche pregio e qualche difetto che mi appartiene, per questo le ho potute descrivere così a fondo. Ma io sono anche in molti dei personaggi maschili del romanzo, ognuno ha qualche caratteristica nella quale mi riconosco. Stavolta ho affrontato anche il mondo maschile, questo giallo lo richiedeva a gran voce».

Il suo libro è un mix di sangue, massacri, esplosioni, killer muti, centenari carogne, ottantenni sexyssime, traditori maldestri, in un crescendo sempre più splatter. Sembra Tarantino...

«Magari!».

In cosa consiste la modernità del suo libro, secondo lei?

«È moderno? Se è così ne sono felicissima. Credo che il tipo di linguaggio sia un elemento di modernità così come, direi, l’uso della comicità, che è l’elemento distintivo di questo “giallo messicano”, come recita il sottotitolo».

Cosa le piacerebbe arrivasse ai lettori?

«Divertimento. È il motivo per cui l’ho scritto: far divertire chi legge. È tutto ciò che desidero».

I suoi prossimi progetti?

«La ripresa della tournée teatrale, alcuni appuntamenti televisivi e, ormai non posso più farne a meno, un nuovo romanzo».

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