I boschi di Roverella, patrimonio da difendere

Verde

Lupi grigi, gatti selvatici, istrici, falchi pecchiaioli e gufi reali, geotritoni italici, cervi volanti, cerambici della quercia roverella. Sono alcuni esemplari della fauna che popola le nostre foreste romagnole che, insieme a fiori come il giglio di San Giovanni, il garofano selvatico, il barbone adriatico o il narciso italiano sono minacciati dall’uomo e dalle sue attività. Il loro benessere dipende da quello del loro habitat, la foresta di quercia. La biodiversità di questi boschi è in declino, mettendo così a repentaglio un intero microcosmo, tanto prezioso quanto fragile. Per ribaltare questo processo è stato avviato Life4oak forest, un progetto - co-finanziato dal programma Life dell’Unione Europea - che ha lo scopo di promuovere la rigenerazione delle foreste e ripristinarne la diversità strutturale, la composizione delle specie autoctone e dei micro habitat. Come risultato i mammiferi delle aree protette, gli uccelli, gli insetti, le piante e i funghi sono preservati e la loro popolazione aumenterà. Coordinato dall’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Romagna, il progetto è iniziato nel 2017 e terminerà nel 2026. Tra le azioni concrete per migliorare lo stato di conservazione di cinque tipi di habitat delle foreste di querce, all’interno dei boschi di Roverella viene innanzitutto prodotto legno morto a terra e in piedi, realizzando cercinature, scortecciature e abbattimenti di piante ad 1,30 m circa di altezza: si generano così cavità e scollamenti, importanti microhabitat per picchi, piccoli roditori, pipistrelli e insetti. Vengono poi effettuati diradamenti graduali di specie esotiche e di specie aliene invasive al fine di lasciar spazio alle specie autoctone come querce, carpini, aceri e frassini e vengono aperte radure per permettere l’entrata della luce nel bosco e scatenare la rigenerazione di specie autoctone. Dove è necessario si arricchisce il bosco con piantumazioni di specie autoctone tipiche dell’habitat naturale, con piante nate da seme proveniente da zone locali e opportunamente coltivate presso il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio. Sono effettuati ripopolamenti con insetti saproxilici (che si nutrono di legno morto) allevati da individui catturati in loco ed è stata attivata una conservazione di semi delle specie vegetali caratteristici dell’habitat presso la Banca del Germoplasma dell’Università della Tuscia-Viterbo.

Proprio in queste settimane sono ripresi i monitoraggi forestali, per verificare l’efficacia degli interventi realizzati in bosco. Due squadre, da qui a settembre, faranno i rilievi in tutte le aree interessate dal progetto Life, sia pubbliche che private. Conclusi i monitoraggi ci sarà l’elaborazione dei dati, che saranno disponibili nei primi mesi del 2025.

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