Cambiamento climatico? La Regione punta sui boschi

«I boschi, che ricoprono il 30% della superficie dell’Emilia-Romagna, sono un alleato fondamentale contro il cambiamento climatico e per aumentare la resilienza del territorio a fronte di eventi meteorologici estremi». Barbara Lori, assessora regionale alla forestazione e parchi, sottolinea l’importanza del “capitale naturale” dei boschi per annunciare la partecipazione dell’Emilia-Romagna ad Arcadia. Si tratta di un progetto Horizon dell’Unione europea, un’iniziativa che punta a individuare azioni di contrasto e di adattamento al cambiamento climatico, di rilevanza continentale. Tra queste, anche innovativi sistemi di gestione forestale, da applicare negli ambienti silvo-pastorali dell’Appenino emiliano-romagnolo, per aumentare l’assorbimento di anidride carbonica, contrastare il dissesto idrogeologico e – allo stesso tempo – migliorare la produzione di legname per attivare nuove filiere di trasformazione. Dopo la recente conclusione del Life CO2pes&pef, parte il nuovo impegno per una gestione pienamente sostenibile dei sistemi forestali a partire da quelli montani – spiega l’assessora –. Lo facciamo con un grande progetto europeo che ci permetterà di mettere a punto buone pratiche da diffondere su tutto il territorio, attivando circuiti virtuosi che avranno ricadute positive anche in termini di sviluppo e crescita per chi vive e lavora in montagna, oltre che ricadute positive su tutto il territorio regionale, in linea con gli obiettivi del Patto regionale per il lavoro e il clima».
Interamente finanziato dalla Ue con oltre 18 milioni di euro, di cui quasi 550mila destinati proprio alla partecipazione regionale, Arcadia partirà il 6 febbraio per svilupparsi nell’arco di 54 mesi, fino al 30 giugno 2028. È previsto il coinvolgimento di circa 40 partner di otto Paesi diversi, con una significativa rappresentanza romagnola. La sfida di Arcadia è ottimizzare la produzione di servizi ecosistemici, quali migliorare lo stoccaggio di anidride carbonica e l’assorbimento di altri inquinanti, incidere positivamente sul ciclo dell’acqua e dunque sulla capacità del suolo di trattenerla, limitando i fenomeni di scorrimento a valle e svolgendo allo stesso tempo un’importante azione depurativa, aumentare la produzione di legname, creando occasioni di sviluppo per le comunità locali e contenendo i fenomeni di abbandono dei territori montani. Tali servizi potranno poi essere immessi sul mercato sotto forma di crediti di sostenibilità e dunque remunerati. Questa pratica innovativa dei pagamenti ecosistemici è stata avviata nel 2023 dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, apripista in Italia e tra i primi in Europa, grazie alle certifcazioni Fsc (Forest Stewardship Council) e Pefc (Programme for de Endorsement of Forest Certification). Potrà diventare un’opportunità per tutti i territori montani dell’Emilia-Romagna. cecilia moretti