Verande fisse, mantenute tutto l’anno lungo il porto canale leonardesco: già in molti a Cesenatico pensano che non sia proprio il caso.
I favorevoli al porto canale senza verande almeno d’inverno puntano su significato e valore storico-architettonico del luogo, sull’uso pubblico, collettivo e turistico – e non esclusivo – che deve conservare il luogo. Se ne fa portavoce per primo Bruno Ballerin, storico ex presidente dell’Azienda di soggiorno, ex assessore comunale alla cultura, artefice del Museo della marineria e del recupero delle antiche conserve. Fa appello alle organizzazioni locali di categoria.
L’associazione dei ristoratori A.Erre, seguita dal centrodestra, aveva viceversa nei giorni scorsi “strigliato” l’amministrazione comunale a non essere sufficientemente sensibile alle esigenze dei ristoratori con le attività che trovano posto lungo le sponde del porto canale, chiedendo la cessione di suolo pubblico tutto l’anno con verande fisse. E inamovibili.
Contrattacca Ballerin: «L’associazione ristoratori A.Erre torna con insistenza sull’argomento dei dehors, come se fosse un diritto a loro negato (da un Comune insensibile) quello di occupare più spazio possibile con installazioni permanenti che impedirebbero di fatto la visuale della parte più antica e fotografata del porto, immortalata fra l’altro da Leonardo da Vinci. Dalle argomentazioni che riportano nelle loro lettere stupisce l’incapacità di quegli esercenti di comprendere la natura e l’importanza storica e monumentale del luogo che occupano con la loro attività».
Continua Ballerin: «Il porto canale di Cesenatico, sorto otto secoli fa, non è un porto qualsiasi. Il convegno sulla marineria del 1977, che ha coinvolto i più importanti studiosi del settore, ne ha decretato l’assoluto valore storico e la sua attitudine a diventare un museo en plein air, unico a livello nazionale per quanto riguarda la civiltà marinara. Si tratta quindi di un patrimonio monumentale che trascende i confini di Cesenatico, quindi da considerare come “Bene indisponibile”, tutelato dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, e che non può essere snaturato da interessi particolari».
Fa la storia dei precedenti: «Già in passato sottolineai i lavori compiuti negli anni Settanta e Ottanta per il recupero del porto canale e del centro storico. Interventi onerosi a carico della collettività, ma anche lungimiranti che conseguirono un doppio risultato: quello di creare una nuova e forte immagine promozionale di Cesenatico, divulgata con manifesti, articoli di giornali e servizi televisivi, e quello di dare un impulso alla principale economia locale. Innegabile è infatti il beneficio che ne è derivato, sia sul piano delle presenze turistiche, sia su quello della rivalutazione dell’intero patrimonio immobiliare della città».
Ricorda i protagonisti di quegli anni: «Avendo amministrato l’Azienda di Soggiorno, di fronte a un tema di tale importanza e al rischio di vanificare il lavoro e i risultati ottenuti, mi stupisce e rattrista il silenzio delle attuali associazioni di categoria che vivono di turismo, l’Adac Federalberghi in particolare, quando a suo tempo uomini come Gardini, Delvecchio, Ghezzi, Ciaccafava, Casabianca e Andrini senior appoggiarono il progetto di recupero del centro storico comprendendo le future implicazioni culturali ed economiche».