Venerosi Pesciolini, sette secoli di vino nelle terre di Pisa

Un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità: due elementi che secondo il Touring club italiano definiscono perfettamente il piccolo comune italiano di Peccioli, in provincia di Pisa, al punto da avergli conferito la Bandiera arancione. Quello di cui stiamo parlando è un luogo in profonda armonia con la natura e, proprio per questo, eccellente per consentire ai frutti della terra di esprimere tutte le loro potenzialità. La Tenuta di Ghizzano, di proprietà della famiglia Venerosi Pesciolini, è una delle aziende agricole più antiche di questo incredibile territorio, ma anche una delle più innovative. Situata nella frazione di Ghizzano, da cui prende il nome, l’azienda è incastonata come una gemma in questo paesaggio morbido, dove il clima è dolce perché mitigato dalle arie marine; senza grandi estremi di temperatura e senza grandi rischi di gelate primaverili. «Il terreno – come raccontano dall’azienda – è un composito molto interessante, perché costituisce una delle formazioni più rappresentative del vario e complesso panorama pedologico delle terre di Pisa: è formato da sedimenti marini di epoca geologica definita “Astiana” (o facies astiana), rappresentati da sabbie argillose più o meno calcaree, dove è facile trovare fossili di conchiglia».

La storia

Le produzioni di vino e olio sono state da sempre il cuore delle attività della famiglia Venerosi Pesciolini, insediatasi a Ghizzano sin dal tredicesimo secolo. La cantina e il frantoio sono stati costruiti proprio attorno alla torre edificata dai loro antenati nel 1370, mentre l’antica dimora di campagna oggi è una villa residenziale e sede dell’azienda. A tenere le redini da tempo è ormai Ginevra Venerosi Pesciolini. Entrata in cantina nel 1995, ha sempre proseguito il lavoro sulle orme del padre e adesso guida la parte agronomica e commerciale della Tenuta di Ghizzano. È la seconda delle tre figlie del Conte Pierfrancesco Venerosi Pesciolini – tutte socie dell’attuale società agricola – ed è stata lei, lavorando a testa bassa e con passione, ad accompagnare l’impresa nella modernità, con uno progetto biologico e biodinamico che conferma lo spirito innovativo che da generazioni contraddistingue la sua famiglia. Nel 1996 ha creato il Nambrot, divenuto col passare del tempo il vino di maggior prestigio, dedicandolo al cavaliere di Carlo Magno, primo antenato dei Venerosi Pesciolini. In totale la tenuta si estende su circa 280 ettari, di cui 18 a vigneto, 15 a oliveto, 100 ettari a colture cerealicole e 150 tra boschi e pioppete.

La filosofia produttiva

«Offrire al mercato prodotti di altissima qualità rispettando le espressioni che il vino, l’olio e i frutti possono dare in questo territorio, senza tradire lo stile, l’eleganza e la ricchezza di profumi di queste dolci colline». Questa è la filosofia con la quale in azienda vanno ogni giorno a lavorare tra le viti. «In coerenza con la nostra tradizione e con la nostra storia – spiegano –, dal 2003 siamo stati pionieri di un percorso di agricoltura biologica “naturale”, cioè senza l’uso di concimi organici, senza uso di diserbanti, insetticidi e anticrittogamici, lavoriamo il terreno sotto la fila per controllare le infestanti e ossigenare il terreno. Nutriamo il terreno con semine di sovescio e altri semi importanti per apporto di sostanze azotate, come ad esempio l’avena, il favino o la sulla».

L’azienda è certificata Bio dal 2008 dall’Ente Suolo e salute, mentre nel 2006 ha iniziato a praticare l’agricoltura biodinamica, «facendo trattamenti con 500 preparato tre o quattro volte l’anno (in autunno e primavera) e 501 (in prefioritura e postfioritura e ogni qualvolta ci sembra importante)». La certificazione biodinamica è arrivata nel 2018 da parte di Demeter. «Con i nostri collaboratori Michele Franci e il dottor Roberto Righi – spiegano, tra l’altro – abbiamo frequentato corsi di agricoltura biodinamica e siamo entrati a far parte dell’associazione “Biodinamica”».

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