Veleni su Santoro dopo Anno Zero. I giudici: non fu "diffamazione"

Rimini

RIMINI A distanza di quattordici anni dalla messa in onda della puntata di “Anno Zero” dedicata agli evasori fiscali tra Rimini e San Marino la Corte d’appello civile di Bologna conferma che Michele Santoro non ha diritto ad alcun risarcimento per gli articoli asseritamente diffamatori nei confronti suoi e della moglie pubblicati sul quotidiano la Voce di Romagna.
La trasmissione aveva segnalato un problema ancora attuale, ma nel polverone che ne era seguito il giornale allora diretto da Franco Fregni aveva cercato di coinvolgere provocatoriamente anche il conduttore con una serie di accostamenti considerati dal diretto interessato diffamatori, lesivi della reputazione, dell’immagine professionale e dell’identità personale sia sua sia della moglie. Trecentomila euro la richiesta di risarcimento, negata sia in primo grado sia in appello.
Negli articoli, di certo un po’ suggestivi, si accreditava l’idea che Santoro non fosse il più adatto a denunciare il sistema di evasione fiscale della realtà economica e imprenditoriale riminese visto che lui stesso godeva in prima persona dei vantaggi della presunta parentela della moglie (e quindi anche sua) con un facoltoso imprenditore riminese con storici legami a San Marino. Come immagine simbolo dell’evasione il servizio televisivo aveva preso le decine di yacht ormeggiate al porto rispetto al numero esiguo di chi denunciava di guadagnare più di 200mila euro in tutta la provincia (appena 73 persone), ma il giornale faceva notare che anche il “suocero” di Santoro ne possedeva una.
Intanto, il giornalista televisivo specificò che quello non era il suocero, ma il marito della suocera, che la barca dell’imprenditore era di 14 metri e non di 18 come quella ritratta nella foto pubblicata sulla “Voce”, e che lui non aveva niente a che fare con la lussuosa villa con parco (uno degli immobili in ristrutturazione era però destinato a ospitare sia lui sia altri).
Gli accostamenti comunque, in astratto, erano idonei a ledere la professionalità del conduttore, ma la Corte ha applicato la scriminante della sostanziale veridicità dell’esistenza di detti rapporti personali con “l’importante e facoltoso imprenditore della stessa Rimini (fatto sostanzialmente vero)”.
Infine, si legge nelle motivazioni, “Che poi il Santoro sarebbe stato tenuto ad esplicitare, nella trasmissione da lui condotta, l’esistenza di tali suoi rapporti personali è semplicemente l’opinione che il giornale ha sostenuto e che aveva il diritto di esprimere liberamente, e della quale non vi è ragione di accertare la bontà o meno”.
Nel frattempo, la Voce ha chiuso i battenti più di tre anni fa, l’imprenditore è scomparso, Santoro non si vede più in televisione. Solo i tempi della giustizia e i livelli dell’evasione fiscale sono sempre i soliti.

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