Vela, il presidente della zona Fiv Emilia-Romagna: «Ecco i nostri progetti»

Manlio De Boni, 62 anni, socio e consigliere del Centro Velico Punta Marina, è da ottobre il presidente della XI Zona della Federazione Italiana vela (Emilia-Romagna). Da questo mese la sede della Zona sarà presso il Club Nautico Rimini mentre la base nautica resterà a Marina di Ravenna presso il Circolo Velico Ravennate.
De Boni, quali sono le linee guida del suo mandato?
«Il mio è un mandato di rinnovamento. Vogliamo far crescere il movimento della vela nella nostra regione e per far questo siamo partiti dalla comunicazione: diamo molta importanza a quello che i nostri sodalizi fanno e vogliamo che venga reso tutto più visibile. Per questo ci siamo rivolti a uno studio professionale (lo studio Baldassari). Abbiamo investito sul sito web, sui social… e vediamo che ora si parla più di noi».
Perché è così importante la comunicazione?
«La comunicazione serve anche per l’aggregazione dei circoli perché insieme si possono fare tante cose. Un esempio è dato dal consorzio per la classe 420, classe in doppio per i giovani, propedeutica al 470 che è una classe olimpica: più circoli vi fanno parte con un unico allenatore e un unico centro di spesa per meglio affrontare allenamenti e trasferte… Ma ci sarebbero anche altri esempi. Noi vogliamo sempre più puntare a attività di gruppo, raduni, eventi collegiali… Ma per noi è anche molto importante la formazione perché formando dei buoni tecnici si dà un bel contributo a tutta l’attività dei ragazzi. Abbiamo un lungo calendario di iniziative in tal senso che coinvolgono i tecnici ma anche gli ufficiali di regata e gli stessi dirigenti dei circolo».
Cosa viene fatto per coinvolgere i giovani delle scuole?
«La Federazione italiana vela ha in corso il progetto “Vela a scuola” Nell’attività curricolare della scuola lo sport della vela viene inserito con lezioni fatte da un istruttore che va nelle scuole e fa lezioni servendosi anche di un simulatore, un oggetto sopra il quale si mette un Optimist che risponde alle sollecitazioni di chi sale a bordo come se fosse in acqua, inclinandosi da una parte e dall’altra. Certo che per noi questo tipo di attività non è facile perché purtroppo la vela, a livello scolastico, è uno sporto quasi sconosciuto».
Molti non si avvicinano alla vela perché lo ritengono un sport costoso, uno sport per ricchi.
«A livello agonistico è costoso come tutti gli sport. Certo, non parliamo della vela con i grandi cabinati, ma parliamo della vela che fanno i giovani, sulle derive: il costo della barca non è una follia e in più molti circoli mettono la barca a disposizione dei ragazzi. Quello della vela come sport da ricchi è perciò un mito da sfatare. E’ chiaro che più si sale di livello più costi ci sono, ma sono legati per lo più alle trasferte».
In altri sport girano più soldi e le trasferte non sono a carico del ragazzo.
«Purtroppo da noi i contributi sono bassi e i principali sponsor sono le famiglie… Facciamo numeri piccoli però siamo un Paese con migliaia di km di coste. La vela dovrebbe essere uno degli sport principali. I francesi hanno una scuola nazionale di vela attraverso la quale tantissimi bambini escono in mare con le barchine. Da noi tutto è delegato all’attività dei circoli, associazioni di volontari che si mettono assieme per portare avanti questa passione. Non ci sono grandi sponsor tranne che per i grandi eventi…»
É un problema culturale?
«Sì, è un problema soprattutto culturale che rende più difficile tutto il resto».
Su quali nuovi progetti state lavorando?
«Al di là dell’attività agonistica a noi interessa sviluppare il tema ambientale. Abbiamo distribuito borracce di alluminio per evitare che i bambini delle scuole vela avessero a che fare con bottigliette di plastica. Vogliamo far diventare la nostra zona “plastic free” e perciò portiamo avanti anche altre attività di sensibilizzazione come i gruppi di acquisto per le posate compostabili delle mense o per i depuratori dei rubinetti… Il nostro sogno è quello di vedere i circoli della nostra riviera privi di plastica. Un altro progetto in embrione è legato al problema dell’abbandono che avviene quando i ragazzi entrano nell’età universitaria. Stiamo pensando a progetti che possano consentire la continuità di questo sport facendo incontrare questi giovani con gli armatori dei cabinati, una sorte di dialogo tra la vela olimpica e l’altura. Chi viene dalle derive ha una preparazione tecnica molto elevata e a bordo può essere molto utile».
Ci sono anche progetti specifici per la classe Mini?
«A Ravenna c’è una bella flotta di mini. Uno degli approcci potrebbe essere quello di far incontrare i ragazzi che completano il percorso delle derive con i ministi. E’ un’idea che abbiamo. La Federazione, alivello nazionale, sulla classe Mini sta dando dei grossi contributi. E’ una classe molto seguita. I mini possono essere il primo passo per l’altura non solo per l’Oceano».

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