Vela, Luca Rosetti: «Adesso voglio puntare in alto»

Luca Rosetti, 24 anni, è nato a Bologna, da genitori di origine romagnola. Vive a Lido di Classe, è tesserato Fiv col Circolo Nautico Amici della vela di Cervia, è istruttore del Club Nautico Rimini. Sulla barca ITA 342 ha partecipato alla Mini Transat 2019, la traversata dell’Atlantico in solitaria sui Mini (barche lunghe 6,50 metri). Iscritto in categoria Proto, ha ottenuto il 19° posto nella prima tappa La Rochelle-Las Palmas (Canarie) e il 10° nella seconda, Las Palmas-Le Marin (Martinica) conclusa il 20 novembre. Nella classifica finale è 18esimo con un tempo totale di 28 giorni, 17 ore e 41 minuti (oltre 4mila miglia percorse). Sul sito del Corriere Romagna i video della sua traversata. In Romagna si stanno organizzando delle serate per ascoltare il suo racconto.

Luca, quanti anni avevi quando hai pensato di voler fare la MiniTransat?
«Fin da bambino ero incuriosito dalle storie di mare, ma ancora non conoscevo la Mini Transat, fino a quando Luca Del Zozzo, Michele Zambelli e Matteo Rusticali non me l’hanno fatta conoscere. Da lì è entrato il progetto nella mia mente».
Cosa hai pensato quando sei arrivato?
«Mi venivano in mente come flash gli inizi del progetto: la mancanza di mezzi, di risorse, gli errori… un po' come contrappasso del tagliare la linea del traguardo, mi veniva da ridere».
Il momento più difficile?
«I primi giorni di regata della seconda tappa. Dopo la brutta prima tappa volevo fare bene e nelle prime 12 ore ho spaccato bompresso, fiocco, fider della randa e perso una stecca della randa, ero in crisi e per rimettere tutto in funzione ho perso un sacco di energie».
Hai mai pensato di non farcela?
«No mai, come un mulo… testa bassa fino alla fine, sempre! Ho avuto varie problematiche nella prima e nella seconda tappa, ma la barca è tosta… niente da compromettere tutto»
Prova a elencare le rotture che hai avuto in ordine cronologico?
«Ahahaha… vuoi la lista della spesa… solo nella seconda tappa: caricabasso del bompresso, perso stecca randa, rotto fider della randa, rotto mura del fiocco, rotta chiavetta di contatto quadro elettrico, tagliato il medio (lo spi, ndr) per liberarlo dai timoni, black out energetico 1, persa altra stecca randa e black out energetico 2»…
Il tuo punto di forza?
«L’essere cocciuto, se mi pongo un obiettivo divento un mulo, ma anche l’esperienza in deriva mi dà una bella sensibilità e visione del campo di regata che spesso si rivela molto utile»
Invece il tuo punto debole?
«Venire dalle derive mi rende ancora un po' carente su meteo e conoscenza del pilota automatico. Devo studiare»
Dopo tre settimane di mare la prima cosa che hai voluto fare arrivato in Martinica?
«Dopo la festa con tutti i ministi (sono arrivato nel gruppone, quindi grande festa per gli arrivi)… una bella macedonia di frutta fresca, che qui è buonissima. In barca la frutta fa una brutta fine»
Chi ti ha buttato in acqua per il consueto tuffo di bene arrivato?
«Il “cammellone” (Bogi) (Ambrogio Beccaria, vincitore nella categoria Serie, ndr) era lì che scalpitava per buttarmi in acqua. Si è complimentato tanto per il recuperone. Poi anche lo skipper di Roll My Chicken che è arrivato poco prima di me».


Cosa ti resta di questa esperienza?
«Cosa non mi resta… è veramente un esperienza a 360 gradi. Impari tante cose su di te, sulla vela, sulla gestione di una azienda, perché per gli sponsor sei una piccola impresa di comunicazioni… Davvero bello mettersi alla prova in avventure del genere»
Come tornerà a casa la barca?
«In sicurezza su un cargo»
A chi dedichi questa impresa?
«A tutte le persone che hanno creduto sempre in me e nella riuscita del progetto, a partire da Lorenzo Gervaso che è stato il primo e mi ha messo a disposizione la barca. E poi, la famiglia, che pur essendo contraria all’inizio hanno visto quanto impegno ho messo, si sono appassionati e mi hanno aiutato… Matteo Rusticali, che mi ha sempre fornito spazi ed esperienza… Gli sponsor senza i quali non sarei andato da nessuna parte: CEL components, Maccaferri, Essebi broker, Abs (quello economici) e Solbian, Protect tape, Outlined x Bologna e Garmin (quelli tecnici).»
Cosa farai ora?
«Un altro progetto con una barca di serie competitiva. Voglio mettermi in gioco e puntare alto ora».
Anche tu, come altri skipper, prima della partenza e dopo l’arrivo hai incontrato degli studenti?
«É usanza della Mini Transat che a ogni skipper venga assegnata una classe delle scuole elementari/medie. A La Rochelle ho incontrato bambini delle elementari, mentre qui a Le Marin delle medie. Bellissimo vedere come sono curiosi e sapere che ti hanno seguito tutti i giorni sul traker. Questo è uno dei motivi per cui è così sentita la vela in Francia e e per cui la Transat è un evento così grosso».

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