Chiusura degli stabilimenti, pericolo scampato. La sentenza con cui la Corte di Cassazione ha confermato il sequestro di uno stabilimento balneare di Genova considerato, in violazione della direttiva Bolkestein, abusivo, non allarma i bagnini riminesi. Poiché incapace di estendere le conseguenze di quella che può essere considerata, in questo preciso caso, una fattispecie semplice, al resto del Paese. In sostanza, secondo gli imprenditori balneari della Riviera, il verdetto resterebbe confinato al caso specifico, localistico: cioè quello di un’attività ligure, la cui concessione demaniale era scaduta nel 2009 e che non era riuscita ad ottenerne il rinnovo. Commenta Mauro Vanni, presidente della Cooperativa bagnini Rimini sud: «La vicenda genovese non investe il nostro territorio. Da quello che ci risulta, infatti, le nostre concessioni sono in regola. E sono rientrate tutte nelle previsioni dettate dalla legge 145 del 2018 che aveva esteso la proroga delle concessioni al 31 dicembre 2033, ridotta, poi, al 2023 dalla sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2021. Come è facile intuire, siamo davanti ad un fatto limitato». Insomma, due leggi che seguono quella iniziale del 2009 (il decreto legge 194) sulle proroghe tacite, in base alle quali, solo chi le ha ottenute ha potuto accedere, appunto, alla proroga del 2033, poi ridotta al 2023. «Io, ad esempio, ho una concessione balneare dal 1997, che mi è stata sempre rinnovata secondo le leggi che si sono susseguite nel tempo. E questo perché la mia attività è sempre stata in regola». Pericolo scampato, dunque. Non siamo davanti al classico caso che fa giurisprudenza.
Casadei: «Un caso locale»
Conferma Diego Casadei, presidente della cooperativa bagnini di Riccione. «Quanto accaduto a Genova non ci preoccupa, perché riveste carattere locale. Non si può, cioè, estendere quel fatto al resto dell’Italia». E come a Rimini, anche nella Perla Verde, non esistono attività a rischio. «Assolutamente no – sottolinea Casadei -. Da quello che ci risulta i nostri stabilimenti balneari sono tutti a norma. Perché hanno ottenuto il rinnovo della concessione seguendo il normale iter previsto dalle leggi che nel tempo hanno regolamentato il settore. Insomma, ci troviamo davanti al tipico caso locale, ad una sentenza che, seppur emessa dalla Corte di Cassazione, non rappresenta una novità giurisprudenziale, ma certifica semplicemente una irregolarità, ritenuta tale dai giudici, commessa dal titolare di quel preciso stabilimento balneare».