Valentina Cenni al Tff con il suo corto "Essere oro"

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Lo aveva dichiarato già otto anni fa Valentina Cenni (1982), quando con Davide Bollani presentò al Bonci di Cesena “La regina Dada”, spettacolo surrealista dove la protagonista si spingeva «a una ricerca di possibilità sempre aperta». Otto anni dopo, il percorso dell’artista riccionese conferma una ricerca analoga aperta, eclettica, onnivora. Nel 2021 al Si fest presentò la sua mostra fotografica “Sarà perché la amo”, videoinstallazione con una cinquantina di scatti. Un anno dopo si ripresenta sul palcoscenico internazionale del 40° Torino Film Festival (25 novembre – 3 dicembre) diretto da Steve Della Casa dove, fuori concorso, la regista e sceneggiatrice Cenni presenta il corto d’esordio “Essere oro” (mercoledì 30 novembre ore 19). Nel frattempo con Bollani ha ultimato (25 novembre) la seconda serie televisiva di Rai 3 “Via dei matti n.0”.

“Essere oro”, film di quindici minuti, ha come interpreti Giorgio Tirabassi, Anna Bellato, Aurora Quattrocchi e Angelica Filippone, 10 anni. Le musiche sono di Stefano Bollani, la fotografia di Luca Bigazzi.

Innanzitutto, Valentina, congratulazioni per la conduzione della “casa dei matti” dove si è dimostrata padrona di casa sicura, compreso nel canto e vocalità.

«Mi sono solo “liberata”; nel contesto della trasmissione gioca pure il fattore insicurezza, il fatto di non essere cantante pura. In questa ultima serie, però, mi sono liberata da pregiudizi e aspettative altrui, e mi sono goduta la serie come fossi a casa mia. L’armonia con Stefano (Bollani, suo marito, ndr) credo sia dipesa pure dallo stare nel presente, che è poi quello che fanno i musicisti jazz; ci siamo goduti appieno il momento e di conseguenza abbiamo espresso un buon ritmo a due».

Al festival torinese debutta come cineasta, dopo avere partecipato come attrice al film “L’immensità” di Emanuele Crialese. È stata quella partecipazione a spingerla al suo primo corto?

«Non esattamente; nel periodo in cui Crialese mi ha chiamato offrendomi un piccolo ruolo, stavo per preparami al mio corto che avrei diretto il mese dopo. Subito ho accolto la proposta, interessata a poter anche osservare un regista che amo. Quei venti giorni di lavoro sul set sono arrivati nel momento giusto».

Come invece è arrivato questo suo “Essere oro”?

«Diciamo che il seme del cinema, quel modo di raccontare, di scrivere, di dirigere, è stato sempre un po’ dentro la terra. Ho imparato a fotografare da bambina, ma a un certo punto mi è venuta voglia di passare a immagini in movimento, facendo riprese da poter anche immergere in una musica, che è una colonna della mia vita. Non soltanto perché noi siamo fatti di musica, di vibrazioni, ma perché mi risuona dentro continuamente».

Il corto per il quale ha scritto pure la sceneggiatura prelude a un ulteriore progetto?

«Ho deciso di fare questo cortometraggio perché ho intenzione di realizzare un lungometraggio che ho già scritto; visto che però si tratta di un film molto ambizioso, ho la necessità di confrontarmi prima con un piccolo film, come sono questi quindici minuti. Dal momento in cui l’ho pensato, la storia è germogliata dentro di me, non so dire da dove sia venuta, però è affiorata con naturalezza, quindi semplicemente sono stata la messaggera».

Cosa racconta?

«È la storia di una bambina, Nina, che sta vivendo un momento difficile della sua vita, una separazione, non sappiamo se morte o distacco, ma è un momento che va lasciato andare. Nina riesce a scoprire qualcosa spostando il velo che separa la nostra realtà da una realtà immensa, come potrebbe fare uno sciamano, riesce a scoprire qualcosa di bello che accresce la sua consapevolezza e quella di sua madre. Facendo un movimento di mani che le consente di creare una sorta di magia».

Cosa significa essere oro?

«È un’immagine che mi fa pensare a una pepita d’oro nelle profondità della terra, dove in una oscurità infinita continua a risplendere. È la metafora del film: quella di essere, di continuare a brillare sempre, anche in situazioni che potrebbero spegnere la luce; perché è continuando a brillare che riesci a vedere tutto e tutti con più chiarezza».

Danza, teatro, cinema, televisione, canto, recitazione, scrittura… dove sta andando Valentina Cenni?

«Cerco di ascoltarmi sempre di più per capire bene quello che mi dà significato e riempie di nuovi colori la mia tavolozza; così facendo riesco a fare cose mai provate prima, come può essere appunto il cinema o la televisione. Sono cose che sentivo di comunicare e, stando in ascolto, potrebbe venirmi un altro desiderio, come ad esempio scrivere un libro. Naturalmente vivendo insieme a Stefano ci vengono in mente un sacco di idee per progetti insieme, ma sto pensando anche a progetti miei, per aiutare il viaggio della mia anima. Dove anche la Romagna, che è nel mio dna, è fonte di ispirazione».

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