«Dopo quello che è successo in Romagna il minimo per noi musicisti è offrire qualcosa per aiutare le persone in questa tragedia. E il nostro dono non può che essere la musica…».
Uto Ughi è quasi commosso nel raccontare come è nata l’idea del concerto che insieme alla Young Musicians European Orchestra diretta da Paolo Olmi terrà stasera (ore 21) a Forlì, al teatro Diego Fabbri.
«Ho un ricordo forte della Romagna – riprende il violinista lombardo –, un contatto molto stretto visto che fin da giovanissimo ho suonato sui suoi palchi».
E l’ha sempre portata con sé, in una carriera che le ha fatto toccare teatri e sale da concerto in tutto il mondo.
«Sì, anche perché mi sono sempre rapportato con un pubblico caloroso e sensibile: ricordo esibizioni a Ravenna, o a Rimini, con una risposta davvero sentita. In un posto del genere quindi si viene sempre volentieri e se ne conserva un ricordo speciale. È vero, l’occasione di questo concerto è drammatica: ma i romagnoli non hanno fatto del vittimismo, non si sono pianti addosso e hanno iniziato da subito a cercare di recuperare la loro vita, le loro attività: un esempio evidente per tutta l’Italia».
Senza dimenticare comunque che tutta l’Italia è venuta a Forlì, a Cesena, a Ravenna… per dare una mano.
«Certo: voi dal canto vostro avete reagito affrontando la situazione con coraggio, con fermezza e forza morale. La musica in questa situazione ha davvero un ruolo importante come veicolo di comunicazione e di fratellanza fra le persone, quei significati etici che oggi vediamo messi a rischio per esempio nella guerra fra Russia e Ucraina, un macello in cui pare che non si trovi negoziazione».
A Forlì e nelle zone alluvionate, in queste settimane si stanno tenendo infatti molti concerti a beneficio della popolazione.
«Non bisogna dimenticare poi il valore di ponte della musica: scavalca le ideologie, permette di comunicare anche senza le parole. Un artista deve condividere questi ideali, che ci sorreggono e fanno parte del nostro patrimonio personale e morale».
Forse la scelta del repertorio è venuta anche in base a queste considerazioni.
«Eseguiremo fra l’altro il “Concerto in la minore” di Bach, un autore universale: di lui Beethoven diceva che era non un “ruscello”, la traduzione del suo nome, ma… un oceano! Poi ci sarà l’“Introduzione e Rondò capriccioso” di Camille Saint-Saëns e un grande esempio di musica figurativa come l’Andante da “Il favorito” di Antonio Vivaldi».
Paolo Olmi, che dirigerà la Ymeo, l’ha definito un concerto per tutti.
«E la musica deve essere per tutti! Pensi a esempi come quello di Abbado, convinto assertore dell’idea di una formazione musicale diffusa, che portò strumenti e spartiti nei quartieri poveri delle città venezuelane, un’opera di “missionariato musicale” di cui non si possono non condividere lo spirito e gli scopi».
Il nostro paese viene considerato come una patria della musica: ma è ancora così?
«L’Italia con la Germania e la Russia aveva fondato l’educazione musicale, ora invece… il nulla! Guardi l’esempio del Giappone, dove si è ben capito che educare alla musica significa educare la mente dando ai giovani un impianto di gusto e amore per la bellezza che ricadono sulle vite personali, anche se non si sceglie di fare il professionista. Su questo anzi, come poi faccio da anni con tanti colleghi, rivolgerei un appello al ministero dell’Istruzione: occorre una volontà politica per tornare a essere un lume, per coltivare questa cultura… e non mi stancherò mai di ripeterlo, fino alla noia! Ma… repetita iuvant!».
Info: erconcerti1@yahoo.it