RIMINI. È stata breve la latitanza del quarantunenne ricercato a Rimini con l’accusa di usura ed estorsione ai danni di un imprenditore romagnolo. L’uomo (G.D.G. le sue iniziali), braccato dalla polizia, si è costituito a Napoli. Secondo le indagini come corrispettivo di un doppio prestito, prima di 8mila e poi di 30mila euro, avrebbe incassato interessi altissimi, calcolati attorno al 182 per cento, e imposto l’assunzione in nero del cognato oltre al pagamento della casa in affitto a Rimini. Questi, considerato suo complice, era stato arrestato qualche settimana fa appena sbarcato a Civitavecchia, mentre rimpatriava precipitosamente dalla Spagna per via del coronavirus. All’imprenditore, titolare di un autosalone, erano arrivate pesanti minacce, tra cui quella di farlo «camminare su una sedia a rotelle» per il resto della vita. L’inchiesta della Squadra mobile della questura di Rimini è coordinata dal pm Luca Bertuzzi. Alle ricerche dei due campani ha collaborato il commissariato di Scampia (Napoli): per nascondersi il quarantunenne avrebbe chiesto l’aiuto a persone vicine a un clan camorristico. Sul pericolo di infiltrazioni sulla riviera romagnola in vista dell’emergenza economica che seguirà quella sanitaria si è espresso anche il prefetto di Rimini Alessandra Camporota. Una circolare del Viminale avverte sul “rischio che nelle pieghe dei nuovi bisogni si annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali”.

Usura a Rimini, si è costituito il latitante
