Uno di lui

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A metà tra un trauma e una liberazione. Il controverso addio di Cristiano Ronaldo  passerà alla storia della Juventus e dei suoi tifosi. Non ti servo più? Arrivederci e gra(z)ie, tanto troverò sempre qualcosa di meglio. A Cesena una scena simile si vide con Adrian Mutu: un talento mondiale  che con il Cavalluccio non c’entrava nulla. Poi è vero che Cristiano Ronaldo e Mutu non sono così simili: uno agli ultimi Europei ha spostato  la bottiglietta di coca cola dal tavolo della conferenza stampa, invitando a bere acqua. Anche l’altro probabilmente avrebbe spostato la bottiglietta di coca cola, giusto per fare notare che i coca e rum vanno fatti per bene e non si fanno le cose a metà. Mutu era un giocatore fantastico, troppo per Cesena e forse per chiunque. Rubando una frase al grande Gianfranco Civolani, Mutu non era uno di noi, era uno di lui. Un uomo squadra nel senso più moderno e triste: la mia squadra sono io, sono un’azienda che va dal contratto migliore.

È stato un precursore del fuoriclasse del 21° secolo, professionisti che non hanno nulla dei giocatori bandiera: se non hanno più stimoli o hanno offerte migliori, scappano in mezza giornata. E le offerte migliori alla fine arrivano, perché nel calcio c’è sempre qualcuno più grosso e più ricco di te: a Cesena lo sanno da una vita e ci hanno fatto il callo, alla Juve lo hanno scoperto la settimana scorsa. Il risultato è il rischio di deprimersi, come per la visione dello stadio Manuzzi di domenica sera. Mettiamoci pure il momento storico peggiore del secolo, ma 2.500 spettatori per la prima di campionato sono un primo segnale di allarme per un progetto sportivo che trasmette poche emozioni e poche  ambizioni. Ma siamo solo all’inizio: due anni fa Modesto ingabbiava il Milan e poi è andata come è andata, ovvero piuttosto male.  Magari stavolta il calcio d’agosto illude al contrario.

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