Un’isola della vecchia Europa proprio nella spiaggia dei Traj

Archivio

Dal 1906 al 1911 Arthur Aczel, «un simpatico tipo di Ungherese dal tratto gentile, lavoratore instancabile», gestisce l’Hotel Hungaria. L’albergo, di proprietà del russo Dimitri De Gravenhoff – «un benemerito del rinnovamento della stazione balneare riminese» –, si erge lungo la spiaggia dei Traj, a trecento metri circa dalla foce del torrente Ausa. Per il reporter del Gazzettino Verde, presente nel luglio del 1906 al gran galà dell’inaugurazione, l’Hungaria è «una delle cose più belle sorte sul nostro lido». Strutturato su tre piani, l’hotel dispone di 60 camere, molte della quali con terrazza sul mare; ha sale per la conversazione, per il gioco, per i concerti, per il ballo e uno spazioso ambiente per il pranzo. È il primo “cinque stelle” della riviera adriatica; perderà tale primato nel 1908 con l’arrivo del Grand Hotel, la maestosa mole del Somazzi; fino agli albori della prima guerra mondiale, tuttavia, rimarrà uno degli alberghi più accoglienti del litorale. Al termine della prima stagione balneare, Aczel e De Gravenhoff, pienamente appagati del favore riscosso dalla loro “creatura”, organizzano una sfarzosa serata conviviale con le personalità più in vista della città, tra le quali il sindaco di Rimini, Camillo Duprè, gli avvocati Gaetano Facchinetti e Cosimo Maria Pugliesi e, naturalmente, i clienti dell’albergo, tutti facoltosi sudditi dell’Impero austro-ungarico. Il successo dell’Hotel lo si deve ad Arthur Aczel e alla sua lungimirante politica turistica. Questo dinamico magiaro, infatti, conoscendo i gusti dei suoi connazionali ha avuto la splendida idea di pubblicizzare nei giornali ungheresi le caratteristiche della spiaggia di Rimini: il clima mite, la sicurezza del mare e i confort dell’albergo, tra i quali anche la presenza di un «illustre medico curante ungherese». Una campagna promozionale talmente efficace – racconta la stampa riminese – da attirare migliaia di ungheresi, che faranno diventare la spiaggia dei Traj un’isola della vecchia e aristocratica Europa (Il Gazzettino Verde, 22 agosto 1906; La Riscossa, 20 luglio 1907). Oltre ad essere il punto di riferimento della noblesse austro-ungarica, l’albergo è anche un centro di vita mondana. I suoi concerti e i suoi ricevimenti fanno notizia. E il clamore che suscitano lo si deve ancora e sempre ad Aczel, solerte organizzatore di incantevoli serate di gala che si protraggono fino a tarda notte, interrotte di tanto intanto dal passaggio sul mare di suggestive «luminarie alla veneziana». L’intraprendenza del conduttore si manifesta soprattutto nel solennizzate la giornata nazionale ungherese, il 26 luglio, festa di Sant’Anna. Quel giorno tutta l’aristocrazia europea in vacanza a Rimini converge all’Hungaria. Le cronache balneari si dilungano nel descrivere i particolari della favolosa serata, ricca di «sfolgorio di luci, di occhi di brillanti, di oro, di gioie d’ogni sorta, sparsi su teste bionde e brune di donne, su mani di fate, su abiti bianchi e azzurri, tutti a trine e merletti dischiudenti le grazie del collo e del seno» (Il Gazzettino Verde, 28 luglio 1907). Molto successo riscuote anche l’originale Bal des enfants – un trattenimento seguito con tanta curiosità dalla stampa – che ogni anno Arthur e sua moglie Erminia propongono a metà luglio. La festa, in un clima di fraterna cordialità, accoglie decine di bambini accompagnati da signore in raffinate toilette. In queste occasioni i coniugi Aczel, con l’abituale cortesia, offrono agli ospiti sontuosi rinfreschi ricchi più del solito di dolci, bibite e gustosi gelati. La «bella e bionda fata» del Ballo dei fanciulli – che riunisce «nell’affettuosa intimità delle danze» i bambini della «numerosa e simpatica colonia ungherese» con i loro coetanei riminesi, «sotto lo sguardo vigile ed amoroso delle mamme» – è la signora Erminia, nota alle cronache estive per la sua esuberante bellezza e per il fascino discreto della gentilezza nordica (Il Momento, 18 luglio 1909). Su Il Gazzettino Azzurro del 7 agosto 1910 un brioso profilo della leggiadra magiara merita di essere ripreso. «Se tutte le donne che seguivano l’orda dei guerrieri di Attila – scrive il giornale balneare riminese – fossero state belle e carine come questa signora ungherese, ci sarebbe veramente da dolersi che il Santo Pontefice Leone abbia fermato l’avanzata del Flagello di Dio sul suolo italiano. Però che alla vittoriosa bellezza del corpo e del viso essa unisce le più seducenti virtù dello spirito onde non teme il confronto con le più elette dame latine. Appena sposa al signor Arturo Aczel proprietario dell’Imperial Hotel di Roma, la giovanissima signora Erminia è venuta tra noi a coadiuvare il marito nella conduzione dell’Hotel Hungaria ove esercita l’imperio della signorilità affabile e cortese». Inserito nel gruppo degli sportsman riminesi, Aczel è un appassionato di «biciclettismo»: organizza e sovvenziona la corsa ciclistica d’agosto nel classico percorso Rimini-Riccione-Rimini. Una competizione di 28 chilometri che registra annualmente la partecipazione di numerosi «baldi giovanotti», con partenza e arrivo di fronte all’Hotel Hungaria. La sera i «temerari del pedale» si ritrovano alla Birreria dei Traj, da Erculein, per la consueta premiazione e qui Aczel, impeccabile direttore della gara, dopo aver offerto e distribuito ai partecipanti premi e attestati, dà inizio alle danze. Che non sono eleganti e aristocratiche come quelle che si svolgono nel suo albergo, ma ugualmente allegre e partecipate (Il Momento, 31 agosto 1910).

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui