Una voce da Cesena sul palco della protesta a Roma

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Oltre 400 manifestanti sono scesi dal Cesenate a Roma per partecipare in prima linea allo sciopero generale nazionale proclamato dalla Cgil e dalla Uil per sollecitare il governo Draghi a cambiare una riforma fiscale che penalizza i redditi bassi rispetto alle fasce più agiate e mettere mano al sistema pensionistico. E uno di loro, Davide Bissioni, rsu della Filcams Cgil di Cesena e dipendente del Conad, ha fatto sentire le ragioni dei lavoratori del commercio con un coinvolgente intervento sul palco.

Nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì tanti uomini e donne che hanno deciso di mobilitarsi sono saliti a bordo di 7 pullman messi a disposizione dai sindacati locali, con in testa Silla Bucci e Marcello Borghetti, rispettivamente segretari della Cgil e della Uil. Altri si sono invece mossi alla volta della capitale in auto e in treno.

A caricare di ulteriore significato la presenza cesenate nelle cinque piazze che sono state invase c’è stato un discorso intenso fatto da Davide Bissioni, che da 35 anni lavora nel settore della grande distribuzione organizzata, prima in Coop e ora in Conad, al “Montefiore”. Dopo avere sottolineato la crescente flessibilità pretesa dagli addetti del commercio («siamo quelli che lavorano alla domenica e ho tante colleghe assunte con contratti part-time, nella maggior parte dei casi involontari»), ha ricordato che negli ultimi due anni il Covid ha peggiorato ulteriormente le cose: «Noi lavoratori della grande distribuzione siamo stati nei mesi più duri della Pandemia in prima linea, nel garantire un servizio essenziale a tutti i cittadini, con tutte le difficoltà legate al rischio altissimo del contagio. Nonostante questo impegno, non abbiamo ancora ricevuto una risposta sul rinnovo del contratto nazionale, scaduto da due anni».

Nel merito dei motivi della protesta, ha ricordato che «in Italia abbiamo un problema storico legato ai bassi salari e non possono essere solo i lavoratori e i pensionati a farsi carico dell’87% del prelievo fiscale». Tra le necessità evidenziate da Bissioni c’è «una riforma strutturale del sistema pensionistico. Chiediamo da tempo che si possa andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e che sia possibile potere scegliere a 62 anni di età di potere uscire dal mondo del lavoro in maniera flessibile. È inoltre necessario allargare la platea dei lavori gravosi e usuranti». Una grossa preoccupazione l’ha poi espressa per il futuro dei giovani, «sempre più precari, a causa della giungla contrattuale di questi ultimi anni: serve una pensione di garanzia per i giovani che possa coprire i “buchi” contributivi dei nostri figli costretti a carriere lavorative discontinue». Non poteva mancare un cenno alla «inaccettabile quota di evasione fiscale, pari a 192 miliardi di euro, che corrispondono ad oltre 11% del Pil». Entrando nel dettagli della riforma fiscale targata Draghi, Bissioni l’ha definita «insufficiente e iniqua», sostenendo che «non è possibile che degli 8 miliardi di risorse messe in campo dal governo vegano concesse solo le briciole a chi guadagna meno di 20.000 euro all’anno». Non solo. «Perché ridurre l’Irap a vantaggio delle aziende quando questa imposta serve a finanziare il sistema sanitario pubblico? La pandemia non ci ha insegnato nulla?», ha tuonato il delegato cesenate della Filcams.

Per tutte queste ragioni - è stata la conclusione - questo è il momento giusto per proclamare lo sciopero, che «è un diritto imprescindibile sancito dalla Costituzione, un sacrificio ma soprattutto un gesto di solidarietà e di rivendicazione di diritti»

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