Una videochiamata, e chi soffre di demenza può ancora imparare

RIMINI. Quando fai una videochiamata con le persone con problemi di memoria non sai prima cosa può venir fuori. Cioè, non è che ti prepari. Ma aspetti di capire dall’incontro cosa succederà.. E se stai attento, capita sempre qualcosa di prezioso. Così, ci è parso interessante far incontrare più volte le stesse persone in videochiamata. Volevamo essere lì, pronti a raccogliere la prima reazione, lo sguardo, le loro parole. Volevamo vedere cosa sarebbe successo, questa volta. E trovare anche noi un modo per entrare nel gioco. Così mi torna in mente il secondo incontro di Stefano e Francesco. “Ciao cantante come stai? Digli al mio amico - rivolgendosi al figlio- che dopo cantiamo”. Stefano: “Ciao, io sono stato intorno a casa perchè in giro non si può andare”. Francesco: “..Anche io. Ho lavorato nell’orto e innaffiato.. Vai al mare?”. Stefano per tutta risposta: “A veder le chiappe chiareee!”. Francesco con un’occhiata complice al figlio: “Eh.. ma lui canta bene!”. Poi cominciano a cantare: “Una rotonda sul maareeee… e il nostro disco che suoonaaa”. Francesco: “Ma te sai ballare? E l’altro: “Orca miseria!! Son 50 anni che ballo!”.

E la conversazione scivola così. Leggera. Fluida. Come due amici che han piacere di ritrovarsi e che rivedendosi han voglia di raccontarsi l’un l’altro, di stare insieme. Mi accorgo che son loro che guidano la conversazione. Io li osservo, in silenzio. Penso che han capito bene come funziona questo strumento. Non si stupiscono più, son più sciolti, spigliati… Vuoi vedere che hanno imparato a usarlo? Pare proprio che sappiano come fare.. come nei giochi, che quando ti piacciono, sai come fare, non ci devi pensare molto. E di fatto, fanno. Fanno cose insieme! Stefano si alza dalla postazione e va sulla ciclette e Francesco su invito del figlio fa la stessa cosa. Pedalano. Chissà dove vanno? Stefano mi dice: “Arrivo fin da te. A Furlè!”. Poi Francesco mostra soddisfatto i suoi disegni e con l’aiuto del figlio tenta un gioco d’improvvisazione con i colori. Lo avevamo detto no? Che Francesco intratteneva i villeggianti con le sue magie! Mi colpisce un’altra cosa in questo fluire. Vedo due familiari attenti che, se si lasciano guidare dai loro cari, si mettono in gioco e trovano nuovi stili, nuovi modi di mettersi in relazione. Penso che cerchino di andare al loro passo, con slancio e sensibilità.

E mi colpisce che anche loro stanno imparando qualcosa. Imparano a guardarli in modo diverso, a scoprire nuove e altre capacità, a stimolarle quando le trovano. In poche parole, imparano a “stare” in un altro modo con la demenza (“con la videochiamata abbiamo un confronto di cosa lui facesse al centro. Si vedono le cose negative e positive e le sue reazioni a quello che proponete. Ci aiuta ad entrare dentro le cose, a far in modo che anche noi, nella vita quotidiana, capiamo cosa fare e come proporre”). E allora ancora una volta mi chiedo cosa stia succedendo in questo luogo speciale. Forse che se ci diamo la possibilità anche noi possiamo imparare? Credo proprio di sì. Tutti noi, così umanamente coinvolti, stiamo imparando a fare qualcosa di nuovo. Le persone con problemi di memoria se ricevono tempo e qualcuno che le osservi, ancor prima di ascoltarle. I loro familiari se si fermano a guardare e provano a seguirli. E inutile dirlo, noi con loro.. Allora mi arrivan di getto, mentre scrivo, le parole di un familiare del Centro d’Incontro di Rimini: “Mai avrei immaginato di provare queste emozioni con mia mamma. Non pensavo avesse ancora voglia ed energie da spendere in attività ludiche. Siete riuscite a tirar fuori un mondo sommerso e sconosciuto a noi parenti. La nostra riconoscenza sarà infinita…» .(continua)

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