Una terapia innovativa per la neuropatia diabetica

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«La nuova frontiera per controllare il dolore della neuropatia diabetica, una delle complicanze più diffuse del diabete, si chiama neurostimolazione midollare – spiega il dottore Massimo Innamorato, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Terapia Antalgica della Romagna -. L’efficacia di questo trattamento è stata appena dimostrata da uno studio americano. Si tratta di un traguardo importante, che contribuisce a migliorare la qualità di vita di quel 60% di pazienti diabetici, che soffrono di questa complicanza dolorosa. E noi a Ravenna, abbiamo già cominciato a utilizzarla».

Il diabete può determinare complicanze acute (più frequenti nel tipo 1) o croniche (nel tipo 2) che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici: «La neuropatia – continua l’esperto - non solo aumenta il rischio di dolore cronico, ma anche quello di cadute, ulcerazioni cutanee, amputazioni e malattie cardiovascolari, impattando pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti affetti».

I segnali

Sono molti i campanelli di allarme da monitorare, primo fra tutti, il dolore che viene definito bruciante, come di punture di spilli, a scosse e trafittivo: «I sintomi sensitivi iniziano tipicamente a livello delle dita dei piedi per poi progredire in direzione prossimale, coinvolgendo nel tempo prima gli arti inferiori e poi quelli superiori. Vi si associano anche parestesie alle mani e ai piedi (sensazione di intorpidimento e formicolii) e una ridotta sensibilità tattile come se si toccassero gli oggetti attraverso un guanto. Si aggiunge, inoltre, una minore capacità di riconoscere stimoli termici e dolorifici, pertanto ci si può tagliare o scottare senza rendersene conto. Questi sintomi, spesso, peggiorano di notte (sindrome delle gambe senza riposo), mentre si prova un certo sollievo mettendo i piedi in acqua fredda oppure camminando avanti e indietro per la stanza. Infine, il paziente può lamentare fastidio al contatto con gli indumenti (calze, pigiama o lenzuola) o un eccessivo dolore per uno stimolo di lieve entità».

La terapia

Notevoli i miglioramenti ottenuti con la neurostimolazione che sembra “spegnere” i segnali di dolore che vanno al cervello: «Nei pazienti con neuropatia diabetica dolorosa refrattaria ai comuni trattamenti e terapie, associare al trattamento farmacologico la stimolazione elettrica del midollo spinale ad alta frequenza offre sollievo dal dolore e migliora la qualità di vita. Inoltre, il trattamento farmacologico, con gabapentinoidi, inibitori della ricaptazione della serotonina e antidepressivi triciclici ha un’efficacia limitata ed è spesso interrotto a causa degli effetti collaterali. Ai pazienti che non rispondono adeguatamente ai farmaci potrebbe essere proposto l’impianto di un sistema di stimolazione.

I risultati

Per ora c’è uno studio a confermarlo: «I dati dello studio americano supportano l’inclusione della stimolazione del midollo spinale (spinal cord stimulation, SCS) nelle linee guida per la gestione della neuropatia diabetica dolorosa (painful diabetic neuropathy, PDN) cronica. Il trial clinico è stato condotto su un campione di 216 partecipanti, tutti con un diabete di lunga durata e PDN consolidata. I trattamenti pregressi, farmaci inclusi, erano quelli delle linee guida sulle migliori pratiche. I partecipanti sono stati randomizzati per la gestione medica convenzionale o per l’aggiunta a questa dell’impianto del dispositivo per la SCS ad alta frequenza. In seguito, i ricercatori sono andati a valutare se a distanza di 3 mesi c’era stato un miglioramento del dolore di almeno il 50% senza peggioramento dei deficit neurologici. A distanza di 6 mesi, oltre all’effetto sul dolore, è stato valutato anche l’impatto sulla qualità di vita. I risultati ottenuti sono stati molto soddisfacenti».

Lo strumento

Lo stimolatore è abbastanza semplice: «È composto da un generatore di impulsi ricaricabile, posizionato sotto pelle e connesso a piccoli filamenti che trasmettono un segnale elettrico direttamente a livello del midollo spinale. Si tratta di una pratica chirurgica poco invasiva, con tempi di ricovero davvero minimi o addirittura ridotti al day hospital. Un paziente che soffre di diabete si ritrova molto presto, purtroppo, a dover gestire anche questo tipo di dolore, con notevoli ripercussioni emotive e psicologiche».

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