Un vero e proprio ospedale dal nulla in soli sette giorni

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Era il 18 marzo 2020. E da dieci giorni l’Italia, primo Paese in Occidente, viveva il peggior incubo mai ricordato, dopo la seconda guerra mondiale: la pandemia. Ricoveri in terapia intensiva e morti non si contavano. Soprattutto nel nord Italia. Lombardia in primis. Ma fu il Bergamasco il territorio più colpito, e Bergamo diventò la città martire: commuovono ancora le immagini dei camion militari carichi di bare. Ma la madre di tutte le emergenze furono gli ospedali pieni, con pazienti in crisi respiratoria da Covid privi di un posto letto e in attesa di ricovero. Ed è qui che intervennero gli Alpini, o meglio l’Associazione nazionale Alpini (Ana), che in una settimana, dal 24 marzo al 1° aprile, realizzarono, dal nulla, grazie anche al sostegno di artigiani e imprenditori del posto, all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo, un vero e proprio ospedale. In appena una settimana, sette giorni di lavoro continuato (giorno e notte), spuntarono centinaia di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva; una tac, strumenti elettromedicali, respiratori e kit mobili per l’intubazione. Insomma, un ospedale vero e proprio, che nelle fasi emergenziali curò, nel reparto di terapia intensiva, 240 pazienti Covid (115 pazienti dal 6 aprile – giorno della sua inaugurazione - al 23 maggio 2020 e 125 pazienti dal 2 novembre 2020 al 25 gennaio 2021). Essendo anche una struttura riconvertibile, in breve tempo, nelle fasi meno acute della pandemia, venne rimodulata in alcune sue parti per accogliere i cittadini sottoposti a tampone. E, dal settembre 2020 al marzo 2021, furono effettuati, in media, 800-1000 tamponi nasali al giorno, trasportati quotidianamente dai volontari della Protezione Civile Ana nei laboratori dell’Ospedale Giovanni Papa XXIII per l’analisi. Il 1° marzo 2021, assecondando una nuova necessità, l’Ospedale degli Alpini fu riconvertito in centro vaccinale. L’Ospedale è stato selezionato tra quattro progetti meritevoli per il “Premio Qualità 2020 – Speciale Covid”, bandito dalla Joint Commission Italian Network con l’obiettivo di contribuire alla diffusione di una cultura del miglioramento tra gli attori del sistema sanitario italiano. Ed è è stato selezionato tra 40 progetti presentati dalle organizzazioni sanitarie impegnate nella lotta al Covid-19 ed apprezzato sotto il profilo dell’innovazione e dei risultati conseguiti. Ma come tutte le cose belle che si rispettino, anche l’Ospedale degli Alpini, un bel giorno d’estate del 2021, dovette salutare pazienti, medici e infermieri, e chiudere i battenti. E tra la commozione generale, e anche qualche lacrimuccia, il 7 luglio disse addio a Bergamo. E, durante una toccante cerimonia, tenutasi presso la Sezione Ana del capoluogo lombardo, vennero donati materiali e attrezzature, per un valore complessivo di 3 milioni di euro: alle Rsa bergamasche andarono 120 letti; all’Asst Bergamo Est l’impiantistica speciale (ovvero i gas medicali e la parte elettrica), la tac, gli strumenti elettromedicali e i letti di terapia intensiva, per un valore totale di oltre 2milioni di euro. Alla Croce Rossa furono donati 25 respiratori e 260 kit mobili per l’intubazione, mentre le lampade e il pavimento speciale restarono nella disponibilità della Fiera. Il restante materiale rimase in dotazione all’Ospedale da Campo Ana. Dichiarò, in quell’occasione, il presidente Ana, Sebastiano Favero: «Spesso vediamo che quando una struttura viene lasciata, quello che rimane, dopo qualche anno di inutilizzo, perde di valore e talvolta diventa inservibile. Quello di oggi è un segnale che come alpini abbiamo voluto dare per dimostrare che con un po’ di buona volontà si può creare valore aggiunto anche nella dismissione di una struttura».

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