Un pinguino racconta la procreazione assistita ai bambini

Cultura

Un piccolo pinguino si sveglia sotto il suo albero custode e scopre che dovrà affrontare un tragitto avventuroso prima di incontrare mamma e papà, e di scoprire il nome che loro «hanno scelto da sempre» per lui.

Inizia così “Il viaggio di Blastociccio”, storia per bambini scritta dalla barlettana trapiantata da anni a Rimini Paola Russo, redattrice editoriale della Maggioli Editore con alle spalle tante pubblicazioni in veste di editor e il percorso di lettrice volontaria alla Biblioteca Gambalunga, favola – illustrata dalle coloratissime e vivaci tavole di Chiara Esposito – che parla della delicata tematica della fecondazione assistita, senza mai nominarla direttamente.

Si può raccontare la Pma (Procreazione medicalmente assistita) ai più piccoli per far loro comprendere tutto l’amore, l’impegno e la magia dell’attesa, che caratterizzano questa fondamentale branca della scienza? Se l’è chiesto l’autrice, che ha affrontato un argomento insolito per la narrativa per l’infanzia, seppure diffuso e felicemente presente nel variegato universo delle diverse declinazioni che assume la genitorialità.

La scrittrice ha scelto per il suo protagonista un nome poco in linea con quelli che solitamente compaiono nelle fiabe per bambini, un nome che lo stesso pinguino trova “orribile” ma che è funzionale al tema perché rimanda al blastocita, embrione giunto allo stadio di sviluppo di 5-6 giorni e quindi fondamentale perché presuppone migliori possibilità di impianto e quindi un maggior successo della fecondazione assistita.

“Il viaggio di Blastociccio” diventa così una fiaba capace di svilupparsi su un doppio piano, dalla semplice e colorata storia di un piccolo pinguino che sembra «un uovo in frac» in un mondo fatato ai numerosi riferimenti alla Pma.

«La storia che si racconta è quella di una vita cercata. Scrivere questa storia, che è la mia storia ma anche quella di tantissimi genitori che si affidano a un percorso di procreazione assistita, è stato un modo di “scrivere ad alta voce”. Volevo raccontare che non esiste un modo “diverso” di nascere, ma che ogni bambino è un sogno che si sveglia e si muove al richiamo dell'amore. Per alcuni, semplicemente, il viaggio è più difficile», afferma Russo.

La fiaba – che presuppone un approfondimento graduale e utile a raccontare l’inizio della bellissima storia di un bimbo, partito da un freddo laboratorio carico di attese e giunto tra le calde braccia di chi lo attendeva da sempre – tocca con ironia e sensibilità l’emozionante percorso della nascita e della procreazione assistita, avventura certamente costellata dall’incertezza ma al tempo stesso illuminata dalla fiducia e dalla speranza, e indubbiamente intrisa d’amore.

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