Un pieno di benzina e di fandonie

Fare il pieno all’utilitaria di famiglia regala soddisfazioni uniche. Malgrado i sorrisi dell’imbarazzato benzinaio di fiducia, il conto è salato e le battute si sprecano.
«Cambia insegna, da Agip a Cartier» e via elencando con qualche imprecazione.
Ma il dolore è lenito da una certezza: stiamo facendo un’opera buona. I soliti populisti che rimpiangono Draghi, che tagliò le accise abbassando i prezzi alla pompa, sono miscredenti. Dopo anni di impostori inventati a tavolino nel sottobosco della politica, finalmente abbiamo un governo eletto dagli italiani. E finiamola con questa retorica delle promesse fatte prima del voto e dei programmi elettorali. Discorsi da vecchi comunisti.
In fin dei conti cos’ha scritto Fratelli d’Italia nel suo piano per risollevare il Paese?
«Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise».
E basta anche con il video girato nel 2019 in cui Giorgia Meloni, all’epoca all’opposizione, al volante dell’auto invoca a gran voce il taglio dei balzelli.
«Il mondo nel frattempo è cambiato, stiamo affrontando una situazione emergenziale che ci impone di fare alcune scelte», la sua difesa odierna.
Il vero obiettivo, per sviare le indagini, è dare la caccia agli speculatori con grande dispiego di forze dell’ordine marcate a uomo dalle televisioni.
Non è una novità che governare sia più difficile di contestare. Quanto a Draghi, è un fuoriclasse ma è stato azzoppato per interessi di bottega.
Un economista di statura internazionale che ha osato, udite udite, abbassare il prezzo di verde e gasolio pensando al morale (e al portafoglio) degli italiani stremati dal Covid. Uno scandalo che grida vendetta.

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