Si è conclusa domenica sera Ultrasuoni, la tre giorni di musica, spettacoli, mostre e workshop dedicata – nel decennale della scomparsa – a Thomas Balsamini, deus ex machina dei locali Slego e Velvet, storico dj che ha portato a Rimini grandi nomi del panorama musicale nazionale e internazionale. Per fare un bilancio su quanto è avvenuto, incontriamo Lucia Chiavari: «Siamo partiti solo tre mesi fa a organizzare il tutto, è stato un lavoro immane ma si sono incastrate bene tutte le cose, a partire dal concerto di Skin con i suoi Skunk Anansie che hanno festeggiato i 25 anni di carriera. Era proprio quello che volevamo».
E sabato ne avete avuto conferma.
«Nemmeno noi ci aspettavamo quell’energia. Piazza Malatesta ha regalato un sogno, anche grazie alla gentilezza di Skin che ha ricordato Thomas con calore. Tante le persone riviste dopo anni, ognuna con un ricordo».
E venerdì al Rockisland?
«C’è stata tutta l’energia dei vecchi “sleghisti”, un po’ goliardici, con la stessa passione di sempre per la musica. In quegli anni, in cui non c’era la diffusione digitale, la musica non era di così facile reperibilità, chi la amava la ricercava, sono persone di grande cultura musicale, frutto di studio e approfondimento. È stato come guardare al passato, tra la generazione dello Slego e del Velvet. Domenica al Baldoria è stata invece una cosa più sperimentale: per la prima volta abbiamo fatto un concerto al laghetto, ed è abbastanza strano visto che al Velvet lo abbiamo avuto per tanti anni e solo all’ultimo abbiamo pensato di usarlo, ed era stato bellissimo. Quindi siamo partiti proprio da lì, ed è riuscito tutto, sia dal punto di vista tecnico che emotivo, e ogni artista ha dedicato un momento a Thomas».
Assieme al ricordo in questi giorni si è lanciato un messaggio: chissà che non rinasca la possibilità di ritrovarsi in un luogo che funga da aggregatore di stimoli.
«Queste comunità legate dalla musica nascevano attorno a un fulcro. Ora i club sono in crisi, manca un luogo attorno cui condividere attività che si ripetono. La comunità c’è, ma mancando quei luoghi generare quelle emozioni è più difficile».
A pensarci, di luoghi ce ne sarebbero anche più di prima.
«Sì, ce ne sarebbero molti, come l’Arena Francesca da Rimini, un palco sempre pronto, meraviglioso, a due passi da tutto. Un punto di riferimento fisico come quello, per creare anche appuntamenti settimanali, fare musica e ritrovarsi, sarebbe l’ideale. Ci vuole qualcuno che stimoli l’incontro. Domenica era pieno di bimbi, i “figli del Velvet”, l’intento era fare un collegamento tra le generazioni, con ciò che i loro genitori hanno vissuto».
Ora le emozioni forti vissute in questi giorni devono sedimentarsi, ma «più avanti si elaborerà qualcosa. I musicisti hanno risposto con grande prontezza e calore».