Uds: "Entro agosto la legge sull'aborto per San Marino"

San Marino

«Basta temporeggiare: sia varata entro agosto la legge sull’aborto». Va dritta la punto l’Unione donne sammarinesi, ricordando che il Regolamento consiliare concede al Consiglio grande e generale «120 giorni dalla prima lettura per concludere l'iter legislativo».

Un tavolo di confronto

«Sono ormai trascorsi nove mesi dallo svolgimento del Referendum, che ha espresso in maniera inequivocabile la volontà popolare e la cittadinanza attende ancora la promulgazione della legge; una legge che deve corrispondere alle aspettative di quel 77,3% di “Sì”». Il peggio è, lamenta Uds, che ad oggi la politica non ha ancora risposto «sulle tempistiche di convocazione della Commissione consiliare permanente che dovrà lavorare sul progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, da aprile ferma alla prima lettura». Al riguardo l’Unione auspica che sia convocato «al più presto un tavolo di confronto tra le forze politiche che hanno sostenuto il “Sì” e quelle che, pur rimanendo neutrali sul tema, hanno espresso la volontà di rispettare l’esito referendario». E tornano a ricordare che il lavoro «compatto e coordinato di queste forze politiche è fondamentale per la realizzazione di una legge moderna, uniforme che recepisca anche i principi alla base di una buona normativa sull’Ivg, principi esposti durante la campagna referendaria e accolti a netta maggioranza dai cittadini».

Emendamenti condivisi

I lavori, insiste Uds, dovrebbero puntare «ad emendamenti condivisi, lasciando fuori il solito teatrino delle bandierine» per mettere in campo «responsabilità e celerità». Respinte invece le proposte di emendamento del Comitato contrario, oggi associazione “Uno di Noi”, «poiché – rimarcano dal fronte opposto - dietro alla falsa tutela delle donne celano ostacoli concreti, come l’estensione dell’obiezione di coscienza al personale amministrativo, oppure il percorso a ostacoli per l’accesso all’aborto». Tradotto: «un colloquio obbligatorio con un’associazione pro-vita, l’ascolto del battito cardiaco dell’embrione e l’assurda assegnazione al medico di un ruolo moralistico, obbligandolo per legge a convocare il compagno della donna per invitarlo a “assumersi le sue responsabilità”».

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