Ucciso fuori dalla discoteca, il padre: “Rimini gli era entrata nel cuore”

«Indosso anch’io questa divisa e so bene come ci muoviamo quando siamo costretti a dare notizie tragiche alle famiglie. Ecco perché quando ho sentito le parole dei colleghi di Rimini ho capito subito che la situazione era grave, molto grave. Purtroppo adesso lo abbiamo perso». Lo ripete tra un ricordo e l’altro Claudio Tucci, capo reparto dei Vigili del fuoco a Melfi (Potenza), papà di Giuseppe il pompiere 34enne, dichiarato clinicamente morto ieri pomeriggio dopo un’agonia durata 36 ore a seguito della feroce aggressione subita da parte di un buttafuori all’esterno di un noto locale di Miramare.«Il mio Giuseppe Rimini l’ha sempre amata ed anche per questo ha subito comprato casa “da qui non mi muoverò mai più”. Rimini è entrata nel suo cuore come in quello di nostro nipote che a breve compirà 15 anni e che da quando vive qui chiede a noi di venire a trovarlo».

Claudio ora ha un solo desiderio. Sapere con certezza cos’è successo sabato notte. «Il collega con cui si è incontrato per vedere la finale di Champions e bere una birra mi ha raccontato che non c’è stata nessuna rissa dentro il locale. Tutto è nato perché il buttafuori lo aveva rimproverato di guardare cosa stava scrivendo una ragazza in una chat sul suo telefono. Dopo lo scontro verbale loro due sono usciti senza che nessuno li scortasse all’esterno. Una volta fuori Giuseppe gli ha detto che voleva fare due passi perché l’episodio l’aveva molto infastidito. Così, purtroppo, si sono separati. Non posso ancora credere a quello che è accaduto, che quel maledetto ce l’ha portato via. Per sempre».

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