Tutto il sapore delle ciliegie "di montagna” a Civitella

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Spesso in poesia e in letteratura si associano le ciliegie alla felicità. Sarà perché i frutti arrosiscono quando il sole comincia a farsi sentire davvero, sarà perché sono belle da guardare e buonissime da mangiare, sarà perché in genere maturano… in bei posti. Come ad esempio nella Valle del Bidente. Corniola, Moretta, Cornina, Anellona, Zoffoli, ma anche tutte le varietà più nuove dai nomi spesso femminili, Giorgia, Graziana, Cassandra, Stella, e poi Ferrovia, Bigarreau Burlat. Però, tutti, ma proprio tutti, aspettano soprattutto lei, la Morandina, la ciliegia più famosa della valle forlivese, quella di cui quasi ogni famiglia civitellese ha almeno una pianta in giardino o nell’orto. E la coltivazione di questo frutto tanto atteso della primavera è proprio un “affare di famiglia” in questa fetta di Romagna. Sono infatti pressoché tutte a conduzione famigliare le aziende agricole che lo producono, lo vendono praticamente tutto direttamente ai mercati contadini o sotto casa propria, ai molti cittadini che nei fine settimana risalgono la vallata. Da Nespoli a Civitella di rivendite dirette sulla strada se ne trovano almeno sei in questa stagione. Alcune nei decenni hanno consolidato l’esperienza su come trattare questo albero, ampliando via via i campi con varietà sempre nuove; altre aziende sono invece di giovane costituzione, anche in questo caso, però, partono sempre da un legame con la famiglia, questa terra e l’albero dai fiori candidi che col sole diventano frutti vermigli.


La raccolta
Nella “città delle ciliegie” di Civitella la stagione della raccolta è cominciata in questi giorni, e di primizia in varietà tardiva, si prevede di arrivare fino a luglio inoltrato. La gelata di marzo che ha funestato i frutteti di pianura, nonostante l’altezza più consistente di questo territorio, qui qualcosa in più ha risparmiato. Dove non ha fatto danno il gelo, però, ci si sono messi la siccità e il vento, che hanno ostacolato non poco il lavoro di impollinazione delle api. Tanto che molto difficile, se non impossibile, è stata anche la raccolta del miele di ciliegio da parte degli apicoltori che mettono a disposizione i loro insetti per questo lavoro. Ora però il nemico più temuto è il moscerino della frutta, il Drosophila Suzukii, che in Italia è arrivato dall’Oriente una decina di anni fa. In pianura colpisce prima, qui in montagna è atteso con un piccolo margine di ritardo che lascia ai produttori di ciliegie un po’ di respiro. Il suo comportamento è particolarmente infido perché colpisce i frutti durante la maturazione, fase in cui non sarebbe più possibile eseguire trattamenti a causa della raccolta imminente. Ma si tira avanti, i civitellesi alle loro ciliegie proprio non rinunciano anche se l’annata sarà più scarsa e anzi, proprio negli ultimi anni è scattato una sorta di moto d’orgoglio per riscattare “le vere ciliegie di Civitella”, riconquistando anche la piazza del mercato (in particolare la domenica mattina in piazza col Mercato Voler Bene alla terra di Slow Food e Campagna Amica) e della sagra, che purtroppo quest’anno non ci sarà a causa dell’emergenza coronavirus.


Cangini, una famiglia per le ciliegie
La famiglia Cangini ha la maggior parte delle sue oltre mille piante di ciliegio a Nespoli, poi una quota un poco più a monte nella frazione di Castagnolo. «Siamo circa a 220 metri sul livello del mare –spiega Elisa Cangini, ultima generazione che da maggio a luglio alterna il suo lavoro con la campagna –. Ai ciliegi lavora tutta la famiglia. Cominciò mio nonno una settantina di anni fa, poi mio nonno ebbe dodici figli, quindi dopo di lui hanno sempre lavorato mio babbo e i miei zii, oggi io e oggi anche il mio ragazzo, lavoriamo tutti per le ciliegie». Lo zio Mauro Cangini, ex vigile del fuoco, è un appassionato Cicerone del frutteto, lo solca con passo svelto e allenato, sa ovviamente varietà ed età di ogni pianta, accarezza le fronde e si compiace se le ciliegie sono già rosse o promettono di diventare belle grosse. «Negli anni abbiamo sempre piantato qualcosa di nuovo – spiega Mauro Cangini – non solo come varietà, aggiungendo quelle più nuove alle tipiche di Civitella che manteniamo sempre e che sono tanto richieste, ossia la Morandina e la Corniola. Ma abbiamo anche cercato di sperimentare nuovi metodi di innesto o di potatura. Adesso, ad esempio, gli alberi dei nuovi impianti li piantiamo a filare o li poteremo tutti piuttosto bassi, in modo da poter raccogliere stando coi piedi a terra, senza le scale». Meno fatica, meno mano d’opera, per riuscire a ottenere un buon risultato nonostante i molti “nemici” naturali delle ciliegie, dalle gelate ai famigerati moscerini. Mauro snocciola il calendario delle raccolte: Bigarreau Burlat è la prima, poi Rocket, Pacific, Grace… e alcune altre in attesa dei “duroni”, più grossi e più richiesti. La Morandina è una di questi, e fra una settimana circa sarà pronta a questa altezza, ma ci sono anche la Ferrovia, la Graziana, Stella e altre, anche quelle bianche, fra cui la Napoleone oppure la piccola Moscatella bianca, «di questa ne abbiamo due piante e non si innesta neanche, quindi quando gli alberi moriranno le perderemo» aggiunge Elisa. Alla fine arriveranno le corniole, a forma di cuore croccanti e saporite. «Il reddito lo si può fare con le primizie – dice con molto senso pratico Mauro Cangini – per quello ne abbiamo diverse specie. In questo anno particolare però alcune non hanno nemmeno legato, prenderemo quello che c’è».


Da Berlino al Bidente
È una bella storia di famiglia quella di Alberto Marchi e Tessa Peterle. Loro sono al loro secondo raccolto di ciliegie quest’anno, ma il legame con questi frutti è altrettanto antico. Per arrivare al loro frutteto, che circonda la bellissima casa in pietra del Podere Prato, bisogna lasciare la provinciale e salire ancora verso la frazione di Seggio, fino ad arrivare a circa 600 metri sul livello del mare. Il panorama sulla valle in molta parte coperta di bosco è mozzafiato, la pendenza dei frutteti si fa più impervia. «Questa casa la comprò mio padre nel 1994. La vedeva da là – e Alberto Marchi indica col dito un altro podere verso il monte quasi all’orizzonte – che è la casa dove era nato. Quello era il podere di mio nonno». Lì ci sono alcuni alberi di Morandine che hanno raggiunto il secolo di vita e fruttificano ancora. Comunque, il babbo e il nonno di Alberto sono morti quasi contemporaneamente circa quattro anni fa. «Io a quel tempo ero a Berlino, dove ho lavorato nel settore commerciale di alcune grandi ditte tedesche – spiega Alberto che ha 40 anni –. Lì ho conosciuto la mia compagna, Tessa e lì vivevamo in un appartamento abbastanza piccolo, nella metropoli, scappando appena ci era possibile per andare in montagna, ma intorno a Berlino di montagne non ce ne sono…». Così un bel giorno Alberto ha deciso che sarebbe tornato nella casa del nonno e del babbo, che nel frattempo era stata inghiottita di nuovo dal bosco, e ha fatto il grande salto. Non da solo, ma anche con Tessa e la loro gatta berlinese Mimì. Proprio a lei, regina della casa che osserva tutto a debita distanza, è dedicata la neonata azienda “L’arte agricola di Mimì”. «Produciamo ciliegie soprattutto, in maniera del tutto biologica. Quando l’azienda la conduceva mio padre era già certificata poi non è stato più chiesto il rinnovo della certificazione e adesso ci stiamo informando –spiega Alberto –. Comunque non uso trattamenti di alcun genere; tengo l’erba molto bene tagliata, studio e sperimento esche naturali per catturare i moscerini appendendole ai rami dei ciliegi. Non ci sono solo Morandine e Corniole, ce ne sono anche altre varietà, ma soprattutto intorno ci sono moltissime altre piante da frutto, cachi, susine, meli di antiche varietà, gelsi, perché mio padre era una agricoltore custode, ma anche non da frutto. E noi abbiamo già cominciato a piantarne altre proprio per continuare a mantenere alto il livello di biodiversità di questo posto». Intorno alla bellissima casa in sasso, Alberto e Tessa hanno anche approntato alcuni orti in cui hanno diversificato le colture, producendo loro stessi i semi, per arricchire la loro offerta da portare ai mercati contadini, o rifornire i grupi di acquisto. Alla cura e raccolta dei frutti intorno a casa hanno poi aggiunto quella per un frutteto di gelsi, preso in affitto a valle vicino a Forlì, di cui raccolgono le more che consegnano ad alcuni produttori di gelato in particolare. Quello che non vendono fresco lo trasformano in confetture. e nemmeno i noccioli delle ciliegie finite in vasetto vengono gettati, Tessa confeziona “cuscini” di cotone imbottiti di noccioli all’uso nordico, che riscaldati vengono usati per dare sollievo a cervicali e dolori o per le coliche dei bambini. «Quando siamo arrivati è stato un cambiamento forte per noi – dice Tessa –, anche per la nostra gatta Mimì che per un certo periodo è rimasta sempre rintanata in casa. Adesso vogliamo sempre stare qua, allontanarci il meno possibile. Essere qui ci rende persone serene, ci piace coltivare i nostri frutti e offrirli alle persone. Venire qui ci ha reso delle persone nuove». Spesso in poesia e in letteratura si associa la ciliegia alla felicità. Ci sarà un perché.

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