Tutela territorio e turismo un binomio che è possibile

Salvaguardia del territorio e del suo ecosistema e sviluppo turistico sono un binomio possibile: il Parco del Sasso Simone e Simoncello ne è una dimostrazione pratica. Ne parla a Verde Lino Gobbi, Presidente dell’Ente Parco e protagonista di uno degli ultimi appuntamenti dei “Cenacoli della Sostenibilità”, incontri conviviali tra “cittadini differenti”, persone sensibili ai temi del cambiamento e della valorizzazione dei luoghi in cui viviamo, un format ideato dall’organizzatore del Montefeltro Green Festival Gabriele Geminiani, come tappa di avvicinamento alla kermesse.

Presidente, l’incremento di presenze turistiche rischia di creare contraccolpi all’ecosistema del Parco?

«Il nostro compito è quello di mantenere in equilibrio l’ecosistema, tenendo in salute i vari habitat di estremo pregio ambientale che compongono il Parco e la sua grande ricchezza in termini di biodiversità. Ci stiamo riuscendo, il territorio sta molto bene e questo nonostante la notevole presenza turistica, che abbiamo quasi quadruplicato. Se si promuove un turismo di qualità la coabitazione è possibile».

Per esempio quali iniziative state promuovendo?

«Stiamo mettendo a punto una sentieristica che non ha nulla da invidiare a quella delle Dolomiti, con nuova segnaletica e persino un’app che permette di orientarsi anche quando non c’è segnale, per garantire la massima sicurezza. E poiché il bosco è patrimonio di tutti ed è scientificamente provato quanto sia salutare trascorrerci del tempo, stiamo predisponendo percorsi dedicati anche a chi ha disabilità e, in collaborazione con lo Ior, sentieri adatti a chi sta facendo chemioterapia o ha particolari patologie».

State dedicando molte energie alla gestione dell’acqua…

«Le strutture di gestione dell’acqua con l’abbandono dei territori erano diventate problematiche. E perché non ci siano problemi di acqua a valle e in pianura è fondamentale che ci sia cura e controllo a monte. La fortuna dei nostri territori come la Valconca e la Valmarecchia nella storia è legata proprio all’abbondanza e alla qualità dell’acqua: le persone vivevano bene e in salute in queste valli brevi e senza zone paludose e sta anche in questo il segreto delle tante vittorie belliche che portarono al proliferare di castelli e fortezze in queste zone. Oggi queste aree hanno praterie sommitali secondarie che possono distribuire acqua nel tempo e aiutare molto nei periodi di magra: ma questo necessita di molto impegno, cura e risorse».

Non vi sentite sufficientemente supportati?

«Vorremmo esserlo di più. Prima il rapporto con i cittadini era un po’ consumato e il Parco non era ben visto, ma ora c’è molta collaborazione e coinvolgimento. Occorrono però risorse e dovrebbe esserci maggiore comprensione in tal senso da parte degli amministratori. Oggi, vista l’emergenza nazionale sul tema acqua, tutelare questo patrimonio idrico così prezioso dovrebbe essere una priorità condivisa».

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