Turismo, il mercato tedesco da buoni segnali. L’Italia deve aspetta

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«I primi segnali che vengono dal mercato tedesco sono simili a quelli del medesimo periodo del 2019. Si prospettano però spese maggiorate del 15% che non ci dobbiamo sobbarcare come albergatori. Chiedo ai colleghi una reazione di orgoglio». Patrizia Rinaldis è presidente dell’Aia di Rimini. La rappresentante degli imprenditori del ramo dell’accoglienza dà un positivo riscontro sui risultati della promozione sul fronte Mitteleuropeo, con l’interesse del fondamentale ambito tedesco che ricalca i livelli pre-pandemia: «Le prenotazioni che stanno arrivando dalla Germania richiamano le cifre che vedevamo nei primi mesi di tre anni fa – spiega la presidente riminese dell’Associazione italiana albergatori -. Un mondo che sembra lontano, ma è per noi un segnale straordinariamente positivo».

Diversa la percezione del fronte interno: «Vediamo in Italia una comunicazione che è ancora di allarme. Che dovrebbe essere attenuato, visto il livello di vaccinati e il fatto che le stesse autorità sanitarie prospettano la fine dell’emergenza entro la fine di marzo – ricorda la Rinaldis -. Per questo le prenotazioni che arrivano dal territorio nazionale sono ancora lente, ma non ci aspettavamo nulla di diverso e lo storico degli ultimi due anni ci dice che possono impennare presto. Nell’approssimarsi dell’evento degli alpini, che sarà a maggio, inizieremo a capire meglio che tipo di stagione avremo».

Se però nel 2020 e 2021 la variabile che gravava sul settore turistico era più che altro sanitaria, per l’estate 2022 è tutta legata all’inflazione trainata dal caro-energia: «Abbiamo da sostenere un aggravio dell’80% sulle utilities e un generale rincaro che su tutta la filiera diventa di almeno il 15%. Gli aiuti finora apportati da Arera e governo sono risibili, e sostanzialmente non apportano alcun beneficio», premette la Rinaldis.

La rappresentante Aia esemplifica molto chiaramente: «Prendiamo due strutture tipo, una da 30 camere, l’altra da 40, tre stelle, del nostro territorio. Di sola luce pagavano, per i tre mesi di stagione estiva, rispettivamente 10mila e 12mila euro – spiega, carte alla mano, Rinaldis -. Nel periodo parallelo nel 2022, stante i rincari esistenti, passeranno a 18mila e oltre 20mila euro per la sola corrente elettrica. Se dividiamo per il numero di presenze della scorsa stagione dei rispettivi alberghi, significa 3,2 euro a persona al giorno. Diventano, per ogni ospite, circa 5 euro se aggiungiamo i costi del gas. E parliamo meramente dei costi dell’energia».

L’albergatrice riminese però rifugge un atteggiamento remissivo: «Dobbiamo reagire mettendo in positivo questa situazione e trasformandola in opportunità – spiega -. Noi valiamo di più di quello che offriamo e dobbiamo applicare il giusto aumento a salvaguardia della qualità del nostro servizio». Per questo Patrizia Rinaldis fa un appello ai colleghi: «Non lavoriamo in perdita, non facciamo decrescere la qualità. Nella sola città di Rimini ci sono 1150 alberghi, per più dell’80 per cento sono realtà sane. Se non decidiamo di adeguare i nostri prezzi – è la convinzione dell’albergatrice – le dinamiche che possono portare in Riviera operatori non altrettanto seri hanno modo di potenziarsi. Non dobbiamo permetterlo, rimediando a un errore compiuto sino ad oggi: non chiedere il giusto per i servizi diversificati e di alto livello che offriamo».

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