Turismo, il futuro passa da alberghi migliori e aeroporto

Per comprendere la portata della questione si può partire dal fondo, ovvero dalle conclusioni di Stefano Bonini, di Trademark Italia, società di consulenza leader nel settore turistico: «Il nostro territorio, se parliamo della sola provincia di Rimini, vale il 3-4% di tutto il movimento turistico italiano, sia in termini di arrivi che di presenze. È un dato incredibile se pensiamo che Roma vale il 7,5%. In termini assoluti parliamo di un distretto che offre circa 4mila strutture ricettive ed è capace di ospitare quasi 17 milioni di presenze, anche se con solo il 25% di turisti stranieri». Questo è lo status quo. Alle spalle ci sono almeno 70 anni di leadership del territorio riminese nell’industria turistica. Ma per il futuro? «Siamo diventati una delle capitali internazionali del turismo perché prima di altri siamo stati capaci di percorrere e anticipare i tempi – dice sempre Bonini che ha lanciato anche l’idea di creare a Rimini il primo museo del turismo per valorizzare un patrimonio che spesso viene ignorato o dato per scontato – questa è la grande sfida che da qui in avanti ci deve vedere tutti coinvolti: incrementare il livello di internazionalizzazione dei flussi turistici per innalzare anche l’equity nostro brand». Il valore aggiunto. Di questo si è parlato ieri nel workshop “Il turismo industriale come valore per il territorio. Il modello riminese” organizzato da Confindustria Romagna al circuito di Misano. Al centro del dibattito la cultura dell’ospitalità, che diventa impresa attraverso il modello riminese, e la cultura industriale, che diventa valore identitario e turistico per un territorio.

Le prospettive

Avere fatto scuola oggi però non basta più. Occorre quello scatto in avanti che sette decenni fa consentì di compiere il salto. «Siamo nel cuore del territorio che ha inventato e sdoganato il concetto di turismo moderno, fino a diventare un modello, il modello riminese che dà il titolo alla giornata di oggi e che a volte occorre rispolverare – ha detto Alessandro Pesaresi, presidente della delegazione riminese di Confindustria Romagna –. Perché è un concetto che negli ultimi sessant’anni ha registrato cambiamenti ed evoluzioni inimmaginabili: da fenomeno di élite a fenomeno di massa, da bene superfluo a bene, in molti casi, indispensabile. Il turismo oggi è prima di tutto un’industria, in grado di impattare significativamente sul contesto economico e sulla qualità della vita dei cittadini: è la cartina tornasole di un territorio. Se un tempo era villeggiatura, riposo, sospensione delle attività, oggi è soprattutto viaggio, ricerca e affermazione di sé, dei propri bisogni e desideri. Prima era la vacanza stanziale, la riproduzione della quotidianità in un luogo diverso, oggi è il long weekend in una capitale, il percorso itinerante in una località remota, la settimana “rubata” in qualche spiaggia raggiungibile con volo diretto. Un altro mondo, un altro turista, e, soprattutto, altri meccanismi di trasmissione dell’impatto economico che deriva dallo sviluppo del comparto. In questo nuovo panorama, un ruolo chiave è giocato dall’esperienza ricercata da una parte e offerta dall’altra: autenticità e ricerca del contatto con il paesaggio, l’ambiente e le persone. L’obbiettivo è valorizzare il bene più prezioso che ci accomuna oggi: il tempo, poco e da spendere al meglio».

Alberghi e aeroporto

Sul piatto della discussione il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad ha servito due assaggi: alberghi e aeroporto. «Il nostro storicamente è un modello turistico straordinario e unico, che ha insegnato al mondo. Ma il mondo adesso corre e noi per mantenere la leadership siamo obbligati a scelte strategiche. E a mio avviso le scelte strategiche sono principalmente due: gli alberghi e l’aeroporto – ha detto il primo cittadino –. Abbiamo assoluta necessità di riqualificare il nostro patrimonio ricettivo per essere competitivi a livello internazionale sul fronte turistico e business». Come arrivarci? «Disboscando la giungla burocratica che impedisce a chiunque di investire», puntando a «norme urbanistiche più flessibili, più sicure anche per chi investe e più celeri». Quindi pensando… in verticale: «Io sono per la riduzione di suolo occupato, in modo da creare negli spazi ora congestionati e poi liberati dal cemento parchi, servizi, piazze, sosta. Ma consentendo agli alberghi di arricchire i loro servizi sviluppandosi in verticale. Zero o addirittura sottozero consumo suolo ma cercando nello sviluppo in verticale la riqualificazione che rende competitivi. E aggiungo, non avendo paura dell’ingresso dei grandi alberghi e delle grandi catene. Dobbiamo ragionare da leader forti». Quanto all’aeroporto: «Tutti gli investimenti fatti sulle città negli anni non raggiungeranno mai il loro completo potenziale senza un adeguato e corrispondente sviluppo dello scalo. Non possiamo però accontentarci più dei prossimamente», ha concluso Sadegholvaad.

Commenti

  1. in tutto l’articolo non si nominano mai né dipendenti né i contratti da sfruttatori di questi finti imprenditori che ben ha fatto il Papa a definire sfruttatori poi con la benedizione di un sindaco di sinistra?!?! per me una vergognosa cultura di turismo e poi dove vanno tutti questi milioni se le dichiarazioni dei redditi degli operatori turistici sono più bassi del mio da pensionato a mille euro mese

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui