Turismo, effetto Putin sulle vacanze estive

Se la crisi energetica e l’aumento dei prezzi disorienta gli italiani, la guerra in Ucraina li terrorizza. Congelando ogni desiderio di vacanza, da qui all’estate. Col risultato di mettere in ginocchio un intero comparto, quello del turismo, da sempre il più colpito in periodi di crisi e di forte emergenza.

Sottolinea Luca Cevoli, presidente di Federalberghi Riccione: «Il nostro sistema di monitoraggio, che analizza le domande rivolte dai turisti ai nostri albergatori, attraverso mail, whatsapp, telefonate (non prenotazioni, dunque, ndr), ci dà dei dati che ad oggi preoccupano, ma che, comunque, ricalcano il trend dei momenti d’incertezza, quando il futuro diventa insicuro e il domani imprevedibile. E, quindi, che si fa? Si bloccano desideri e sogni e si aspettano tempi migliori».

Quello di Cevoli è un prologo, il classico discorso introduttivo a un qualcosa di più concreto e preoccupante, il disvelamento delle informazioni raccolte: «I dati in nostro possesso ci dicono che dal 24 febbraio, inizio della guerra, per due settimane, le ricerche sugli alberghi di Riccione, effettuate dai turisti in vista dell’estate, sono calate dell’80%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E parlo di italiani. Perché dall’estero è tutto fermo, le domande sono letteralmente crollate, con solo piccoli spiragli, che ci fanno ben sperare, rappresentati dai mercati tedesco, svizzero e belga. Ma, ripeto, siamo davanti ad un fenomeno, che se ci preoccupa, nel contempo non ci sorprende, perché non è la prima volta che accade. Anche nel periodo del Covid fu così. Per cui aspettiamo le prossime settimane, con l’auspicio che questa maledetta guerra finisca e cessino le sofferenze del popolo ucraino, in primis».

Le note positive

Ma se per l’estate siamo quasi al fermo-turistico, per Pasqua e per il ponte del 25 Aprile, le cose sembrano andare meglio. «In questo caso - spiega Cevoli - la situazione è diversa: rispetto allo stesso periodo del 2021, infatti, abbiamo registrato un incremento di domanda del 40%».

Se Riccione attende tempi migliori, Rimini spera in un fine guerra rapido. «La situazione dei nostri alberghi è simile a quella riccionese - avverte Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini -, con un’improvvisa interruzione di telefonate, mail, messaggi da parte dei turisti estivi. Ma è fisiologico. Appena iniziato il conflitto abbiamo subito messo in preventivo che questo blocco potesse verificarsi. E così, purtroppo, è stato. Del resto quando vengono a mancare certezze, come ad esempio nel periodo del Covid, la prima cosa che si fa è rinunciare alla vacanza. Una cosa però mi fa ben sperare: gli hotel stagionali stanno riaprendo un po’ tutti, perché quelle prenotazioni, finora giunte per il periodo di Pasqua e del ponte del 25 Aprile, non sono state disdette».

E Alessandro Giorgetti, presidente di Federalberghi Emilia Romagna, chiosa rilanciando l’intervista del ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, e facendo suo il messaggio: «Sono in linea con quanto dichiarato da Cingolani ieri (domenica, ndr), e cioè che dietro a questo spropositato aumento dei prezzi dei carburanti c’è una colossale speculazione, che andrebbe immediatamente disinnescata. Intanto, sarebbe opportuno che il governo intervenisse subito, azzerando le accise sul costo alla pompa, o almeno sterilizzandole attraverso un vero e proprio congelamento della durata di un paio di mesi. Il tempo necessario perché la situazione ritorni alla normalità. Almeno si spera».

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