Turismo. Ecco quanto dovrebbero essere pagati i lavoratori

«Non si trova manodopera? Mancano camerieri, baristi, cuochi? Si rispettino i contratti di lavoro, si dia ai dipendenti il giusto, e nessuno rifiuterà più un impiego». Mirko Botteghi, segretario della Filcams Cgil di Rimini, la federazione dei lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi, non usa mezze parole. E, nel replicare alle imprese del comparto vacanziero, che lamentano carenza di personale, lancia un vero e proprio j’accuse: «Leggete le tariffe e chiedete ad un qualsiasi lavoratore del turismo se vengono applicate dai datori di lavoro: sono sicuro che più della metà vi risponderà di ‘No’». Sono anni che i sindacati lanciano allarmi, denunciano inadempienze contrattuali e sfruttamento di manodopera sottopagata. Eppure la situazione non cambia, anzi di anno in anno peggiora sensibilmente. «L’estate scorsa, a Ferragosto, Ispettorato del lavoro e Nucleo tutela del lavoro dei Carabinieri hanno ispezionato, in tutta Italia, 211 aziende operanti nel settore turistico – incalza Botteghi –. Sapete qual è stato il risultato? Ben 149, ovvero il 71%, operavano in modo irregolare, sette su dieci utilizzavano lavoratori in nero, privi, quindi, di contratto, di copertura infortunistica e di contributi pensionistici. Ora se proiettiamo questo dato a Rimini, la cui economia è basata principalmente sul turismo, capiamo bene cosa questo possa implicare, anche da un punto di vista sociale».

Ma vediamole queste tariffe, esaminiamole per capire bene stipendio e ore lavorative. Un cameriere d’albergo stagionale, ad esempio (vedi tabella), dovrebbe guadagnare 2.041 euro lordi mensili e lavorare 40 ore settimanali, considerando un giorno di riposo: e un’ora di straordinario dovrebbe essere retribuita con 11,13 euro. Leggermente più alto lo stipendio di un cuoco stagionale: 2.311 euro lordi mensili, per 40 ore settimanali (un giorno di riposo): 12,60 euro l’ora di straordinario. Nei bar e ristoranti, invece, lo stipendio di un cameriere o di un barista stagionale dovrebbe essere di 2.288 euro lorde mensili per 40 ore settimanali, considerando, sempre, un giorno di riposo: un’ora di straordinario dovrebbe essere retribuita con 12,47 euro. Un pizzaiolo stagionale, invece, dovrebbe guadagnare 2.454 euro lorde mensili e lavorare 40 ore settimanali, considerando sempre un giorno di riposo: 13,38 euro per un’ora di straordinario. Mentre un marinaio di salvataggio, al suo primo impiego stagionale, dovrebbe portare a casa 1.615 euro lordi mensili, per 40 ore settimanali, considerando uno o due giorni di riposo (in genere i turni sono di 8 ore con pausa). «Naturalmente non bisogna generalizzare – sottolinea il sindacalista -, perché ci sono hotel, ristoranti, bar, stabilimenti balneari, che applicano alla perfezione queste tariffe previste dal contratto nazionale di lavoro. Ma, purtroppo, ci sono anche tante di queste attività che, invece, non le rispettano. Anzi non le applicano proprio. E quei lavoratori che accettano l’impiego devono sottostare ad orari assurdi, fino a 10 ore al giorno, senza riposo. E, magari, con contratti part-time. Sfido chiunque ad accettare un’offerta del genere. È normale che alla fine, soprattutto i giovani rinuncino ad andare a lavorare». Meno personale qualificato, meno qualità offerta al turista. «Certo – stigmatizza Botteghi -. E questo alla fine non fa altro che penalizzare l’intero comparto riminese, perché quei ragazzi che studiano turismo e che vantano un’alta professionalità davanti ad offerte migliori, da un punto di vista economico e di qualità della vita, magari provenienti dall’estero, non ci pensano due volte a prendere valigia ed andarsene da Rimini. Lasciando spazio a lavoratori di bassa professionalità. È proprio quello che sta accadendo da un po’ d’anni». Non solo critiche, l’esponente sindacale della Cgil, infatti, lancia anche alcune proposte. «È indubbio – spiega Botteghi – e questo gli imprenditori dovrebbero saperlo più di tutti, che è la manodopera a far crescere un’azienda: più la professionalità delle maestranze è alta, maggiori garanzie di crescita ha l’impresa. Per cui diventa fondamentale, proprio per il futuro dell’intero comparto, fare assunzioni nel rispetto del contratto nazionale. Ma anche lo Stato dovrebbe intervenire. Come? Ripristinando, per i lavoratori stagionali, l’indennità di disoccupazione, cancellata nel 2015, e parametrandola ai mesi lavorati. Tre mesi d’impiego? Tre mesi di disoccupazione, comprensiva di contributi pensionistici. Potrebbe essere un modo per trattenere i lavoratori, anziché spingerli verso altri comparti lavorativi».

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