Tumore del colon-retto: nuove cure allungano la vita

Arrivano buone nuove per la lotta al cancro del colon-retto. L’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, ha infatti approvato l’uso di un nuovo ritrovato, il primo per una immunoterapia per questa forma di tumore che ogni anno in Italia colpisce 43.700 persone. Circa il 5% dei pazienti con malattia metastatica si trova, infatti, ad avere a che fare con una particolare condizione, grave, che rende particolarmente instabile sotto un punto di vista genetico e che porta a molte mutazioni. Questo tipo di neoplasia è associato a una diminuzione della sopravvivenza e a una minore risposta alla chemioterapia convenzionale.

Oggi, per loro, l’immunoterapia ora viene in soccorso.

«In questi pazienti le cellule tumorali incorrono con alta frequenza in processi di mutazione e riparazione di piccole sequenze di Dna ripetute, accumulando un numero di alterazioni genetiche tale da essere facilmente riconoscibili dal sistema immunitario – dice Fortunato Ciardiello, docente di Oncologia Medica all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli - Ed è proprio questa caratteristica a rendere efficace l’approccio immuno-oncologico in questo tipo di tumore del colon-retto».

La scoperta che ha portato all’ok di Aifa, grazie all’uso della terapia immuniterapica, ha portato alla riduzione del rischio di progressione della malattia o di morte del 40% e ha più che raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione mediana: 16,5 mesi rispetto a 8,2 mesi con la chemioterapia, fino a oggi lo standard di cura.

Il 20% dei casi di tumore del colon-retto, purtroppo, è scoperto in fase metastatica. La malattia avanzata, di solito, non è adatta a un intervento chirurgico potenzialmente curativo, ma, grazie alle nuove terapie, la sopravvivenza fa balzi in avanti.

«Il tumore del colon-retto insorge, in oltre il 90% dei casi, a partire da lesioni precancerose che subiscono una trasformazione neoplastica maligna – continua Ciardiello - Tra i fattori di rischio rientrano gli stili di vita scorretti, in particolare sedentarietà, fumo di sigaretta, sovrappeso, obesità, consumo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse ed insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali. Gli stili di vita sani devono essere rispettati anche dopo la diagnosi, sia per prevenire l’insorgenza di recidive che per migliorare l’efficacia dei trattamenti».

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