Tullo Morgagni, un grande forlivese l'ideatore del Giro d'Italia

«Benito Mussolini, aderendo di buon grado all’invito della presidenza della “Forti e Liberi”, ha accettato di porre la prima pietra nel nuovo grandioso campo sportivo che fra breve sorgerà in piazza d’armi». Con questo trafiletto la Gazzetta dello Sport dell’epoca riferiva dell’avvio dei lavori a Forlì, il 15 aprile 1923, di quello che sarebbe stato lo stadio intitolato a “Tullo Morgagni”, inaugurato il 17 maggio 1925 alla presenza del Principe Umberto di Savoia, futuro ed ultimo Re d’Italia. E della Gazzetta era stato capo redattore Morgagni, che a Forlì era nato (1881) ed aveva vissuto fino all’età di 18 anni, prima di trasferirsi a Milano dove aveva presto iniziato come aiuto cronista al quotidiano “L’Italia del Popolo” di ispirazione repubblicana. Ma la sua grande passione era il volo che, nel bene e nel male, segnerà il suo destino.


Incontro in cielo

Nel 1902, a bordo di un aerostato, incontrò Eugenio Camillo Castamagna, fondatore e direttore della Gazzetta dello Sport, il quale gli offrì un impiego al giornale. Animato da un grande spirito di iniziativa, Morgagni (che si firmava con lo pseudonimo Nodier) fu il fautore di alcune importanti novità, come l’introduzione del telefono in redazione (a quei tempi ne funzionava solo uno in portineria), per una più rapida trasmissione delle notizie. Inoltre, a livello editoriale, si ispirò ad un modello giornalistico già diffuso oltreoceano, con il ricorso a titoli vistosi, a ritratti di campioni e a servizi speciali.


Ideatore del Giro d'Italia

Ma, soprattutto, il giovane ed infaticabile redattore romagnolo promosse, allo scopo di dare un ulteriore slancio alla diffusione della Gazzetta, l’organizzazione di grandi corse ciclistiche, sull’esempio francese, come il Giro di Lombardia (1905), la Milano-Sanremo (1907) e il Giro d’Italia (1909), in quest’ultimo caso “soffiando” l’idea al Corriere della Sera. Per promuovere la Rosea si organizzò anche la messa in palio del titolo mondiale di lotta greco-romana (1909) al teatro Dal Verme a Milano, dove prevalse il triestino Giovanni Raicevich, che sarà poi il padrino del primo Giro d’Italia. E ancora: l’organizzazione della corsa motociclistica “Mille Chilometri".


Giornalista instancabile

Vice presidente dell’Associazione Stampa Sportiva Italiana, Morgagni fu pure editore di pubblicazioni di attualità e manuali sportivi e, in precedenza, impresario e gestore del Velodromo Milanese fuori Porta Ticinese. Nel 1913 lanciò (e dirigerà fino alla morte) “Lo Sport Illustrato”, supplemento della Gazzetta, caratterizzato dall’uso di foto su pagine patinate. Il sotto titolo era “Rivista dell’energia e della audacia umana”, che bene rispecchiava lo spirito del suo direttore. Nel corso della Prima Guerra si trasformò in “Secolo Illustrato” dove si esaltavano gli “audaci” atti degli eroi italiani. Come quelli degli aviatori, a cui dal 1917 Morgagni dedicò il periodico “Il Cielo”.


L’ultimo volo

Nell’aviazione si cimentava egli stesso con raid in partenza da Milano. Il 2 agosto 1919, in viaggio di ritorno da Venezia, salì a bordo di un biplano Caproni a tre motori che trasportava una quindicina di passeggeri. Morgagni prese posto nella carlinga, come osservatore, al fianco dei due piloti, uno dei quali era il concittadino, il tenente Luigi Ridolfi (a cui oggi è intitolato l’aeroporto di Forlì), già decorato aviatore bombardiere durante la Grande Guerra. Sul cielo di Verona si consumò la tragedia in cui perirono tutti gli occupanti dell’aeroplano precipitato al suolo. Il settimanale “La Domenica Illustrata” la definì “la più grande catastrofe aviatoria”. Si trattò di uno dei primi grandi incidenti dell’aviazione civile italiana, che ne rallentò l’iniziale sviluppo. Morgagni aveva 38 anni.

I funerali furono a spese del Municipio di Milano e il corpo venne portato al Cimitero Monumentale della città. Dal 2002, in sua memoria, un’epigrafe commemorativa è posta all’ingresso del Polisportivo di Forlì.

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